PESARO - Marco Manzini ti guarda negli occhi, afferra il tuo braccio e ripete che la «forza è solo dentro di noi». Lo dice indossando la medaglia d’oro di campione italiano 2022 di taekwondo, sfogliando il libro che ha scritto (“La scelta di vivere”) e mostrando, con orgoglio, la foto della figlia, di un anno e mezzo: Naomi. Un ritorno pieno alla vita, a 10 anni di distanza dal terribile incidente che lo aveva incatenato a un letto in uno stato di coma profondo.
Marco Manzini faceva il bancario, oggi Manzoff (come si è ribattezzato), a 62 anni, aiuta come mental coach i disabili.
Marco, sono passati 10 anni da quando grazie alla voce di Dino Zoff lei si è risvegliato.
«Sono stato in coma profondo, livello 8, e poi indotto. Sentivo solo una voce dentro di me: “Se vuoi amore, devi dare amore”. Zoff era il mio idolo quando giocavo a calcio. Dopo il suo primo audio mi è scesa una lacrima».
Con Zoff è nata un’amicizia straordinaria.
«Zoff è un vero campione nella vita, sempre disponibile e sorridente. Ci siamo visti al villaggio olimpico dell’Acqua Acetosa, al raduno della nazionale paralimpica di taekwondo. Zoff è rimasto un’ora raccontandomi la sua vita di uomo e calciatore».
Cosa le ha detto?
«Mi ha dato consigli sulla vita e su come affrontare le gare. Stavo preparando gli Europei open (Mundialito) del 2019. Avevo una costola rotta ma sono arrivato terzo. Per me è un padre, amico e maestro di vita».
Il momento più difficile di questi 10 anni?
«Il risveglio. Ero intubato, avevo la parte sinistra totalmente paralizzata. Non riuscivo a parlare bene e mangiare».
Come è cambiata la sua vita ?
«Fisicamente in peggio: avevo 13 fratture alla testa. Ancora oggi ho poco equilibrio, ho la diplopia, braccio sinistro e mano semiparalizzati. Però mentalmente sono più forte: ora amo le piccole cose che in realtà sono le più grandi. Ho più stima in me stesso».
Ha letto la storia della ragazza che si è risvegliata dal coma ascoltando Ultimo?
«Mi ha emozionato perché ha ottenuto una grande vittoria. Ora sta a lei. Le dico: sentiti forte perché lo sei, i sacrifici pagano. Più la salita è ripida e più mi esalta perché in cima c’è il panorama più bello. Credici».
A lei, 10 anni fa, avevano detto che sarebbe rimasto per sempre in carrozzina.
«Dopo sei mesi di carrozzina mi hanno detto che la mia Tac era positiva e che mi dovevo abituare a vita alla sedia a rotella. Io, invece, mi sono detto: basta pensare, fallo. E mi sono alzato da solo. I medici mi urlavano ma il padrone della mia vita sono io. Ho l’80% di invalidità ma a luglio diventerò cintura nera terzo dan di taekwondo. Ho poco equilibrio? Mi alleno bendato».
Che insegnamento può dare a chi non lotta nella vita?
«Che i risultati si ottengono senza fretta ma senza sosta: forte come una tigre, calmo come una tartaruga».
Ringraziamenti per questi 10 anni di ritorno alla vita?
«A chi mi è stato vicino da prima. La mia famiglia, Mauro e Marcella, mio figlio Matteo, la mia ex moglie Monica, il neurochirurgo Emiliano Agostini, l’ortottista Silvia Fiorini, l’ospedale di Pesaro: rianimazione, pronto soccorso e neurochirurgia. Dino Zoff, Carlton Myers, Elio Giuliani, il mio grande amico e maestro di taekwondo Luca Fontana dell’Activa Kombat, tutta la Vuelle con Costa e Magnifico in testa, il sindaco Ricci e il suo staff, la consigliera regionale Micaela Vitri e il prefetto Emanuela Saveria Greco, grande donna dal grande cuore. Infine, Carla Fabbri, amica di mia sorella Marcella (scomparsa pochi giorni fa, ndr), professoressa di educazione fisica alla Nuti di Fano».