PESARO È tornata in linea con le creste spumose del mare, la scultura ”Arim”, un’Onda pur’essa in acciaio corten e base di pietra plasmata dal maestro Agapito Miniucchi, scomparso di recente. Dopo tre anni di battaglie a colpi di e-mail del comitato ”Pesaro città d’arte e cultura” all’indirizzo del sindaco, venerdì mattina l’opera è stata ricollocata nella sua sede originaria, quella voluta dall’artista pesarese d’adozione e poi dalla famiglia, cioè al centro dei giardini Nilde Iotti, in via Colombo.
L’omaggio
Una posizione ancora più significativa in zona Moletto, proprio accanto al totem della Capitale della cultura 2024 a cui rende omaggio, in memoria del dono che nel 1983 l’artista fece alla città.
L’opera, alta 148 cm, larga 168 cm, profonda 198 cm e del peso di 3 tonnellate, è nata per rapportarsi con scogliere e spiagge del Moletto, sulle quali le mareggiate depositano tronchi e ramaglie, quasi a suggellare il legame fra costa e aree interne. E arrivano i ringraziamenti: «Ho stretto tante mani - sottolinea Malini -, a Gianni Galdenzi, Rita Colacioppo, Eros Giraldi, Silvia Melini, Matteo Pierantoni, Diego Dominici, Marco Colonesi. Ho condiviso la gioia con Alberico Miniucchi. Grazie a Fabio Patronelli, Pierpaolo Loffreda, Pier Roberto Renzi, Andrea Verde, Dario Picciau, Steed Gamero e al comitato. Una riconoscenza speciale va al sindaco Ricci che mi ha indirizzato verso le persone giuste e all’assessore Vimini con il quale prosegue il nostro dialogo sulla necessità di una ”rinascenza” della cultura e sul Parco urbano di scultura ideato da Luca Sguanci. Ci siamo definiti i “Cavalieri della tavola rotonda”. Sarà apposta un targa».
Dall’età di 10 anni Miniucchi è vissuto a Pesaro con i genitori, dove si è rafforzato il legame con il mare, sognava di diventare capitano di vascello. «Con gioia - commenta Anna Maria Mattioli, presidente della Commissione cultura -, ritroviamo ”Arim” nella sua collocazione ottimale che gli dona la visione ispiratrice di Miniucchi, al quale dobbiamo essere riconoscenti per avere rappresentato la relazione fra la città e il suo habitat marino. Quel sapore salmastro che tanto amiamo e che ha ispirato l’opera così originale di un poeta della materia, forte e tenace come le adorate tamerici piegate sì dalla bora, ma capaci di resistere alle intemperie».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout