Morto Maurizio Dolcini, icona e grande maestro. Addio al principe della danza pesarese

Pesaro, morto Dolcini icona e grande maestro. Addio al principe della danza pesarese
Pesaro, morto Dolcini icona e grande maestro. Addio al principe della danza pesarese
di Elisabetta Marsigli
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Martedì 1 Agosto 2023, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 07:33

PESARO - Lui a Pesaro è stato la danza. Un fisico possente uno sguardo di un azzurro intenso e l’arte nel sangue e nella testa. È scomparso ieri pomeriggio, all’ospedale di Pesaro, il noto coreografo e ballerino pesarese Maurizio Dolcini, all’età di 76 anni. Ha donato tutto se stesso alla danza, si è esibito in tutti i più importanti teatri e Festíval della danza italiana, fino a Parigi, Vienna, Glasgow, Berlino e infine al teatro tondo del Guggenheim di New York con Carla Fracci e Giorgio Iancu. 


Sui palcoscenici 

Ha danzato per molti anni nella compagnia Fracci Menegatti ballando come solista in numerosi ruoli di repertorio e prima di dedicarsi all’insegnamento e alla coreografia, ha danzato anche con Godunov, Elisabetta Terabust, Luciana Savignano e Paolo Bortoluzzi.

Dopo il liceo classico era partito per frequentare Architettura a Firenze e proprio lì nacque la sua passione per la danza. Un anno fa aveva ricevuto, a Milano, un premio alla carriera e aveva raccontato che la sua passione iniziò tardi, quasi per gioco e come “terapia di dimagrimento”: «Era un lontano 9 novembre, di giovedì, quando entrai in questa grande sala e l’impatto con questo spazio vuoto sicuramente influì e mi influenzò. Perché io capii che in quello spazio vuoto avrei potuto iniziare a disegnare la mia geometria esistenziale e così è stato. 

La dedica

«Dedico questo premio alla mia maestra Maria Antonietta che mi ha insegnato il come si deve ballare, perché le regole della danza classica sono ferree e rigide ma soprattutto mi ha insegnato da grande maestra di vita, mi ha spiegato il perché uno balla, il perché della scelta, ed è per questo che le dedico questo premio. Pur iniziando come ballerino di 16 fila devo a quel vuoto e a quella scelta di essere stato il vero e unico protagonista della mia vita». 

Il ritorno

Negli anni ’80, l’arrivo di Maurizio Dolcini a Pesaro, o meglio il suo ritorno da insegnante di danza, segnò una svolta per la città che finalmente aveva un maestro ed anche dei corsi di danza contemporanea. A quei tempi era stata Daniela Ghiandoni a invitarlo, dopo averlo conosciuto a Firenze e Maurizio iniziò le su prime lezioni nella sua scuola, all’Arco della Ginevra. Fu immediatamente un successo che si perpetrò per ben due generazioni, circa trent’anni, fino ad oggi. Chi, in una scuola o in un’altra, a Pesaro o a Cattolica, ad Urbania o a Fano non ha danzato con lui? «Fare danza era una questione culturale, e fu proprio questa la ragione della svolta. - ricorda Antonio Cioffi, oggi direttore artistico di HangartFest - fare danza con Maurizio era una crescita continua. Non ho mai incontrato persona più colta sul piano musicale di lui e le sue lezioni erano sempre una sorpresa, i suoi spettacoli erano sempre delle rivelazioni e un gran divertimento per chi vi prendeva parte. Lo studio ovviamente era duro, anzi durissimo, ma andare in scena era sempre eccitante, perché Maurizio era un vulcano di idee, si danzava, si interpretavano ruoli, si giocava, ci si credeva davvero». Ha donato la sua arte a 360°, sempre professionale, ma ironico, colto e intelligente: molti ragazzi devono a lui la loro attuale carriera. «Quello che mi ha trasmesso Maurizio è il grande rigore in tutto quello che si faceva: lo studio, l’interesse, la cultura, l’ironia, tutto questo accompagnato da una grande sensibilità», ha scritto Giulio Salvi su Facebook.

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