Pesaro, il papà di Sara Tomassini: «Grazie a chi mi ha aiutato. La fuga è finita, ora si sta curando»

Pesaro, il papà di Sara Tomassini: «Grazie a chi mi ha aiutato. La fuga è finita, ora si sta curando»
Pesaro, il papà di Sara Tomassini: «Grazie a chi mi ha aiutato. La fuga è finita, ora si sta curando»
di Miléna Bonaparte
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Martedì 28 Novembre 2023, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 17:22
PESARO La bellezza di Sara sta nello sguardo e in un sorriso aperto e luminoso. Le immagini di missing-persona scomparsa e altre recenti della giovane donna, 35 anni, non lasciano affatto trasparire quel che le fa tanto male dentro. Paura, vuoto, solitudine, ferite che non si rimarginano. Da quando era ragazza, ormai un ventennio fa, combatte la sua battaglia contro la tossicodipendenza e alcuni disturbi che le hanno fatto rischiare la vita. Dopo la fuga durata circa una settimana tra Pesaro e Rimini, Sara Tomassini è tornata nel suo letto d’ospedale all’Spdc, il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Muraglia 


Il lieto fine


Una disavventura a lieto fine che ha scongiurato l’esito più drammatico, paventato dal padre Cosimo che ha lanciato una catena di messaggi sui social. Tutto è cominciato venerdì 17 novembre, quando la donna è scappata dal reparto di Psichiatria, le ricerche e le vaghe segnalazioni, per poi terminare giovedì 23 con il soccorso da parte di una pattuglia dell’Esercito in servizio alla stazione di Rimini alla quale Sara, senza più forze, esausta e spaventata, si è rivolta per chiedere aiuto. I militari hanno allertato il 112 e il 118 e, dopo le prime cure al pronto soccorso del capoluogo romagnolo, con un’ambulanza la giovane è stata riportata all’ospedale psichiatrico di Pesaro. Cosimo, che nel frattempo è stato avvertito del ritrovamento, corso a Rimini l’ha seguita in auto. 


Ricoverata


«È di nuovo ricoverata a Muraglia in attesa di trovare posto in strutture più adatte a lei, forse una comunità specializzata che la possa aiutare - afferma più sollevato il padre dopo i giorni bui della scomparsa -. Se accetta di seguire un percorso terapeutico di recupero? Sì, dice di volersi curare, anche se è un film già visto ripetutamente, ogni volta speriamo che sia la volta buona, pur credendoci sempre meno. Ma noi della famiglia dobbiamo continuare ad avere fiducia in lei. Del resto la dipendenza dalle droghe e dalle benzodiazepine non passa così da un giorno all’altro e ricaderci è un attimo». 
Il padre di Sara, un coraggio immenso che domina la sofferenza, manifesta gratitudine nei confronti di tutte le persone che non l’hanno mai lasciato solo e si sono date da fare durante le concitate ricerche della figlia.

Lui temeva per la sua vita, anche perché la giovane era scomparsa in uno stato di confusione e disorientamento, senza un soldo né cellulare, con addosso una tuta e un paio di zoccoli sanitari ai piedi. «Voglio ringraziare amici e conoscenti per il grande affetto dimostrato - ci tiene a sottolineare Tomassini -, ma anche per la catena di solidarietà sui social che ha girato l’Italia. Una riconoscenza speciale va ai militari dell’Esercito, alle forze dell’ordine, ai sanitari e all’associazione di volontariato Penelope che affianca le famiglie delle persone scomparse. Sara è stata ritrovata. Ancora viva. Grazie a tutti voi». 


Ora che succede


Per la donna è indispensabile «disintossicarsi con l’aiuto di uno staff medico, anche perché a casa è incontrollabile, assistita da tre persone trova sempre il modo per ricadere nelle sostanze. Sono 20 anni che segue percorsi terapeutici tra comunità, cliniche, psicologi, psichiatri. Ma non fa in tempo a finire una cura che il richiamo degli stupefacenti alla fine vince sempre. Senza contare che Sara soffre anche di disturbi psichiatrici e alimentari. Ha rischiato di morire ad agosto per una grave infezione dei tessuti che, se non viene prontamente trattata, dà esiti infausti». 

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