Pesaro, il titolare dell’hotel Elvezia ricorre al giudice di pace: «Ho ospitato i senzatetto del Comune però mi ha multato per irregolarità»

Pesaro, il titolare dell’hotel Elvezia ricorre al giudice di pace: «Ho ospitato i senzatetto del Comune però mi ha multato per irregolarità»
Pesaro, il titolare dell’hotel Elvezia ricorre al giudice di pace: «Ho ospitato i senzatetto del Comune però mi ha multato per irregolarità»
di Luigi Benelli
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Martedì 19 Marzo 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 09:41

PESARO L’ispezione, l’impianto antincendio non a norma, i senzatetto ospitati durante il Covid e la multa. Sono questi gli ingredienti di una storia che inizia all’hotel Elvezia e finisce davanti al giudice di pace tra decreti ingiuntivi del Comune e ricorsi. Il fatto risale al febbraio 2020 quando ci fu un'ispezione dei vigili del fuoco e venne ritirato all’hotel il Cpi (Certificato prevenzione incendi).

A seguito di ciò il Comune ordinò la chiusura fino a quando non fossero stati realizzati i lavori per mettere a norma l'impianto anti-incendio. Il 25 febbraio 2020 la polizia locale constatò però la presenza di 28 ospiti di cui 14 legati al progetto Protezione freddo, quindi in carico al Comune, inviati dalla onlus La città della Gioia.

L’intenzione

«Noi eravamo intenzionati a chiudere per fare i lavori necessari, anche se una parte erano già stati fatti al momento della visita della polizia locale – spiega il titolare dell’hotel Andrea Verde - Poi scoppiò l'emergenza Covid, chiusero tutti gli alberghi, casa Mariolina, casa Tabanelli e venne sgomberato il lungofoglia dai senzatetto.

Sessanta persone rimasero per strada e il Comune non solo non spostò i 14 ospiti presenti il 25 febbraio, ma da lì al 6 marzo ne inviò altri 30 perché fummo l'unica struttura ricettiva a restare aperta e ci mettemmo subito a disposizione per operare in una situazione eccezionale che richiedeva provvedimenti eccezionali perché la priorità era di aiutare i più deboli che altrimenti sarebbero rimasti in mezzo alla strada.

Tra loro anche una ragazza al quinto mese di gravidanza». Dunque in piena emergenza, si va avanti spediti. Verde precisa: «Dopo un colloquio con l'allora assessore ai Servizi sociali Sara Mengucci, abbiamo accolto persone in difficoltà fino a fine giugno a 10 euro al giorno a persona (Iva inclusa) per garantire colazione, pranzo, cena e rispetto delle norme anti Covid. Nessuno contrasse il Covid anche se per noi fu un salasso dal punto di vista economico, eravamo lontani dai 35 euro che percepivano le coop che lavorano con gli immigrati. Le autorità non ci hanno mai ringraziato per il servizio reso alla collettività». Nel frattempo i lavori vennero fatti e a settembre l’hotel presentò la Scia antincendio e il Comune revocò il provvedimento di chiusura.

Ma ecco il paradosso. «Ci saremmo aspettati la revoca della sanzione di 1666.67 euro, ci sembrava il minimo. Lo abbiamo anche chiesto. Per tre anni il Comune è rimasto in silenzio per riapparire l’11 luglio e ribadire che la multa andava pagata». Nel provvedimento si fa riferimento al fatto che durante l’ispezione non c’erano solo gli ospiti della Protezione freddo, ma anche clienti paganti esterni. Nella costituzione, il Comune parla di «piena legittimità» del verbale. Di qui il ricorso presentato dall’Elvezia davanti al giudice di pace. E' stato congelato momentaneamente il pagamento della sanzione, con Andrea Verde, difeso dall’avvocato Denis Marini, che chiede giustizia. Prossima udienza il 12 settembre. «Mi sarei aspettato un atteggiamento diverso da parte del Comune. I nostri lavoratori hanno dato tutto per accogliere le persone in difficoltà, come Sylvie, 25 anni, che lavora e sogna il ricongiungimento familiare col figlio di nove anni».

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