PESARO Nega le aggressioni, ma amme lo spaccio. Ieri gli interrogatori di garanzia per i due neomaggiorenni arrestati nei giorni scorsi con le accuse di spaccio, estorsioni tentate e consumate e lesioni. Con loro un terzo ragazzo, colpito da obbligo di dimora in Lombardia. In manette un 18enne di origini marocchine, Y.W. intorno al quale gravitavano gli altri indagati, già noto per aver fatto parte della baby gang di piazza Redi, assieme all’altro giovane, A. B. di origini albanesi. I due avrebbero gestito un traffico di oltre 5 kg al mese di hashish. Gli acquirenti erano per lo più minorenni.
La ricostruzione
L’attività investigativa ha permesso di ricostruire diverse efferate aggressioni e varie estorsioni, nei confronti di acquirenti in ritardo nei pagamenti dello stupefacente. Botte con mazze, nasi spaccati e lividi. Tanto che i genitori degli acquirenti minorenni, consapevoli dell’indole violenta degli indagati, hanno preferito cedere alle richieste e corrispondere il denaro. Y.W. assistito dall’avvocatessa Luciana Maria Ippolito avrebbe negato davanti al giudice le aggressioni, si sarebbe arrabbiato per alcuni mancati pagamenti, ma senza toccare nessuno. La droga l’avrebbero ordinata su gruppi Telegram. Scena muta invece per il ragazzo di origini albanesi, difeso da Leonardo Chiocci. Infine il giovane milanese, difeso da Alessandro Pagnini, si è avvalso della facoltà di non rispondere. I due pesaresi restano in carcere. Eppure vengono contestate varie estorsioni, anche grazie all’ausilio di intercettazioni. In cui i ragazzini apparivano come boss. «Violenterò tuo figlio, ti darò due coltellate» avrebbe detto il giovane di origini marocchine rivolto al padre di un minorenne per un debito di oltre 1.000 euro.
L’approvviggionamento
Ordinati addirittura su una pagina Telegram. Un ragazzino minacciato ha scritto disperato sull’app Youpol «Minaccia di accoltellarmi se non pago 500 euro, ho il terrore di uscire». Già perché tra le pressioni anche quella di pagare «un Sinti di Bologna, passa col motorino e ti spara». Ragazzini assoggettati alla banda tanto che dopo le botte, il dato era chiaro. «Ha detto che non denuncia». Il giovane pretendeva rispetto. «Voi sapete con chi scherzate?». E ancora: «Questa città del caz.. di nome Pesaro è mia».