Pesaro, le barche fantasma della nuova darsena: scoppia il caso

Pesaro, le barche fantasma della nuova darsena: scoppia il caso
Pesaro, le barche fantasma della nuova darsena: scoppia il caso
di Miléna Bonaparte
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 4 Gennaio 2023, 04:30

PESARO - La nuova darsena langue, semivuota, senza imbarcazioni ormeggiate. Un investimento per l’approdo cittadino poco sfruttato che potrebbe, al contrario, mettere una marcia in più alla nautica da diporto e all’indotto, come le officine motori, l’assistenza tecnica, le riparazioni, la distribuzione di carburante, la custodia e le attività commerciali. Ma le “sirene” non attirano da tempo i piccoli appassionati di mare, perché gli ormeggi hanno costi troppo alti, le assegnazioni sono sempre in ritardo rispetto all’avvio della stagione e la burocrazia rallenta le rotte. 


Nodi da sciogliere

Per questo sarebbe fondamentale che l’Autorità portuale del medio Adriatico di Ancona si affrettasse ad aprire, entro febbraio, il bando di gara biennale 2023-2024 per le concessioni temporanee dei posti barca legati al diporto, introducendo una sorta di “gara unica” gestita dai club e dalle associazioni per risparmiare sui costi fissi annui.

Non ci sono solo i gravosi canoni demaniali, ma anche le spese alle stelle per l’allestimento dell’area di approdo e la gestione delle imbarcazioni. In tre anni gli aumenti sono stati del 700%, i diportisti pagano dai 2.700 ai 3.000 euro per le concessioni e, aggiunte tutte le altre spese, si arriva a oltre 12.000 euro nel biennio. Da far passare la voglia di mettersi in mare. Torna a occuparsi del blocco della nuova darsena il vicepresidente del consiglio regionale Andrea Biancani del Pd che, periodicamente, smuove le acque stagnanti e invoca provvedimenti risolutivi.

Ha appena presentato una nuova interrogazione che sarà discussa in aula entro fine mese. Tra i nodi da sciogliere anche la destinazione turistica, e non solo interamente commerciale, di almeno il 50% della darsena con il sollecito all’Autorità portuale di Ancona per la variante al piano. «Il nuovo approdo potrebbe contenere da 28 fino un massimo di 45 posti barca - precisa Biancani -, dipende dall’ampiezza delle concessioni. Ma anche quest’estate è rimasta inutilizzata. L’Autorità portuale deve prestare più attenzione allo scalo di Pesaro, finora ci sono stati molti annunci e pochi fatti. Nel 2021 il bando è andato praticamente deserto per l’aumento dei canoni demaniali. Il problema, sia chiaro, non riguarda solo i singoli diportisti sportivi, è la vita stessa del nostro porto a risentirne».

Si snobberebbero le concessioni perché i tempi non sono mai sufficienti e i costi troppo alti: «Occorre che l’Autorità portuale pubblichi entro febbraio il nuovo bando per assegnare gli ormeggi, dando ai proprietari un periodo ragionevole per organizzarsi - rilancia Biancani -. Le aree in concessione dovrebbero essere più ampie e riguardare un numero maggiore di posti barca per abbattere i costi. Si potrebbe ricorrere anche a un’unica concessione, da destinare alle associazioni sportive e del tempo libero che potrebbero gestirla, mettendo insieme i soggetti interessati e riducendo così le spese dei singoli. Lo scalo è ricco di sodalizi che contribuiscono a tenerlo vivo e hanno le capacità per gestire questo tipo di concessione che permetterebbe di utilizzare al meglio la nuova darsena, a vantaggio di tutti gli appassionati del mare e delle attività collegate». 

Il cambio

Va cambiata infine, secondo Biancani, la destinazione da commerciale a turistica di metà dello specchio d’acqua, «nel 2019 è stato avviato l’iter della variante al piano portuale, che darebbe una risposta al problema, ma a tutt’oggi non è stato fatto nulla per favorire il diporto a Pesaro».

 

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