Ex Consorzio agrario bloccato al porto di Pesaro: cancellato il pasticciaccio urbanistico

Ex Consorzio agrario bloccato al porto di Pesaro: cancellato il pasticciaccio urbanistico
Ex Consorzio agrario bloccato al porto di Pesaro: cancellato il pasticciaccio urbanistico
di Thomas Delbianco
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Mercoledì 14 Dicembre 2022, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 20:51

PESARO Ex Consorzio agrario, si unanime alla cancellazione del refuso nel Prg che impediva le costruzioni al porto. «Ma il rinvio a giudizio è legato anche al mancato rilascio dell’autorizzazione paesaggistica», dice il dirigente Moretti. L’opposizione attacca il Comune: «Gravi responsabilità politiche in questa vicenda». E Nova Portum, del progetto immobiliare Calata 52, ora auspica che «l’impianto accusatorio relativo al contestato abuso edilizio possa venire meno». Ieri il presidente del consiglio comunale Marco Perugini ha anticipato subito quale avrebbe dovuto essere l’esito: «Facciamo il dibattito, ma siamo chiamati dal tribunale ad approvare la delibera, una cosa strana, ma così è». E così è andata. Via libera all’unanimità, con il sì unanime anche per l’immediata eseguibilità, al documento che ottempera alla sentenza del Tar, notificata al Comune lo scorso 16 novembre, adeguando l’attuale Prg con la cancellazione del comma 4 dell’art. 4.2.2.4, “le destinazioni d’uso insediabili dovranno essere correlate all’attività della cantieristica navale e alla marineria in genere”, che impedisce l’edilizia residenziale nella zona portuale. 


Errore materiale


«Frutto di un errore materiale - ha detto l’assessore all’Urbanistica Mila Della Dora - che consiste nel mancato stralcio dello stesso paragrafo per mera dimenticanza a seguito dell’integrale recepimento in merito alle prescrizioni impartite dalla Provincia». Sentenza che fa seguito al ricorso al Tar della Nova Portum, il cui cantiere, con la realizzazione di 63 appartamenti sviluppati su 7 piani e negozi al piano terra, è stato bloccato a febbraio 2021 da un’inchiesta per inosservanza delle norme dei regolamenti edilizi e degli strumenti urbanistici. «La Procura riteneva che questa norma fosse stata introdotta come indicazione in sede di approvazione. Non era la valutazione di diversi soggetti che ritenevano che tale norma fosse un refuso. Per ricostruire che fosse un refuso, cosa evidente, è stato necessario fare una ricostruzione complessa - ha detto il responsabile del Servizio Urbanistica Mauro Moretti - Il Tar ha dato ragione al Comune sul 99% delle tesi sostenute, riconoscendo che si trattava di un refuso, che non aveva effetti sul rilascio del permesso di costruire. Il giudice individua due aspetti per modificare il Prg: per un principio di chiarezza quel passaggio riconosciuto come refuso deve essere tolto. Il secondo aspetto è un principio di tipo lineare, per ottemperare a quando detto dalla Provincia 20 anni fa. Per gli aspetti penali, la richiesta del rinvio a giudizio è avvenuta per due motivi: uno è il contrasto con il Prg e le indicazioni che vengono date dal giudice amministrativo sono chiare.

L’altro il mancato rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, e anche questo sarà oggetto della magistratura giudicante nell’ambito del procedimento penale in corso».


L’opposizione all’attacco


Nel dibattito, è intervenuto per primo Michele Redaelli di Forza Italia, a muso duro: «Sapete e dichiarate che è un refuso e non fate ciò che serve per sanarlo? E il Tar ha messo nero su bianco che questa responsabilità è del Comune e che avrebbe dovuto portarla a termine senza indugiare. Il danno provocato da questa mancata azione ha causato danno a privati ed ha causato danno al Comune. Che responsabilità amministrativa e gestionale avete avuto? Che responsabilità politica avete avuto? Ma soprattutto che responsabilità amministrativa, gestionale e politica ha avuto il sindaco, a cui tutti i carteggi erano indirizzati, che non ha fatto nessuna azione e che non ha dato mandato politico e amministrativo di compiere nessuna azione». Per Daniele Malandrino (FdI): «E’ stato fatto un errore grave da parte di questa amministrazione, che noi dobbiamo sanare per evitare il rischio di una penale vicina a 20 milioni. Questo è un pasticcio che nasce dal refuso legato al Prg del 2003, o dalla fretta di porre rimedio a promesse non mantenute? Questo non ci è dato sapere». Sergio Castellani (Una Città in Comune): «Un cantiere a metà adesso fa ancora più male per la zona porto. Adesso c’è anche il vincolo paesaggistico, ancora problematiche». Giulia Marchionni di Prima C’è Pesaro rimarca: «Questa storia mette in luce l’inadeguatezza del Comune attraverso comportamenti evidenti tenuti in questi anni. Siamo qui per sostituire il sindaco e la giunta che da tempo avrebbero dovuto dare mandato al consiglio comunale di modificare quella norma. Questo lo dice il giudice, non io». 


«Le lacune del Comune»


Per Roberto Biagiotti del gruppo misto di minoranza «il sì è solo per andare a coprire quel vuoto che si è creato nel 2003, ma la ricerca del colpevole non è opportuna e ininfluente». Giovanni Dallasta (Lega) ricorda di essersi «sempre espresso contro a questo intervento edificatorio al porto. Sono contento della sentenza del Tar. In questa vicenda sono emerse tutte le lacune dell’amministrazione a partire dai Prg del ‘90 e del 2003, il piano del porto è fermo al Ministero». Ha concluso Della Dora: «Il permesso di costruire relativo alla nuova edificazione del porto è valido, non c’è nessun danno perchè la ditta avrebbe potuto riprendere i lavori. Il refuso non è mai stato corretto perchè rientra nel sub sistema legato alle aree produttive, in un contesto che parla di altre cose». La cancellazione è stata appresa dalla società Nova Portum, «con soddisfazione» e ora auspica «che l’impianto accusatorio relativo al contestato abuso edilizio possa venire meno».
 

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