PESARO Dalla sede di via Salvatori lunedì sera lo stato maggiore del Pd è uscito senza il nome del suo prossimo candidato sindaco. Anzi il segretario comunale Giampiero Bellucci ha aggiornato l'assemblea concedendo e concedendosi alcune settimane di tempo per poi convocare un tavolo, di segreteria allargato, la cui composizione sarà sua scelta, e individuare il candidato del Pd.
L’obiettivo
Il candidato in realtà ci sarebbe, ed è Andrea Biancani che nel percorso di ascolto voluto dallo stesso Bellucci e da tutta l’assemblea comunale, si è portato a casa circa i 3/4 dei consensi. Ma l'obiettivo del segretario, la cui nomina è frutto di una scelta condivisa e di una candidatura unitaria, è ottenere lo stesso risultato anche per il designando successore di Matteo Ricci. Ma tra Andrea Biancani (60%) e Daniele Vimini (20%) c'è un terzo incomodo, ovvero le primarie strenuamente volute dal fortino di Villa Fastiggi (20%) che lunedì ha trovato incarnazione nella disponibilità di Sara Mengucci.
«Il percorso che ho voluto affrontare - racconta Bellucci - coinvolgendo oltre 50 iscritti che in incontri faccia a faccia con me o altri membri della segreteria hanno affrontato temi strategici per la campagna elettorale e per l’idea di futuro di questa città. Sul fronte della candidatura la figura di Biancani è chiaramente la più apprezzata, quella ritenuta idonea a rappresentare un programma già delineato (mantenere i servizi, attenzione ai quartieri, più impegno nella manutenzione ordinaria della città e massimo risultato dalla Capitale 2024). «Ora - riprende Bellucci - non trovare un punto di sintesi su questa candidatura a me sembra una sorta di impoverimento del partito e parlare di primarie in una fase in cui, anche a livello nazionale, si sta mettendo in discussione l’opportunità di ricorrervi, mi sembra a maggior ragione un errore di strategia».
Le primarie caldeggiate a rischio flop
Non lo dice il segretario comunale ma le primarie (caldeggiate negli interventi di Luca Ceriscioli, Camilla Fabbri, Andrea Nobili e Sara Mengucci) rappresentano anche un rischio concreto di flop, con le urne semi vuote e disertate da iscritti e simpatizzanti.
Le argomentazioni
Argomenti spiegati con chiarezza da Franco Arceci, fermamente contrario alla corsa a tre mentre Matteo Ricci ha tenuto un profilo morbido, senza spigoli, rimandando al tavolo per l’ultima consultazione, un verdetto che sembra semplice. Ma come insegna la politica tutto è complicabile, tutto è vero ma anche meno vero. E Tornando all’intervento di Luca Ceriscioli ha destato sorpresa (ma non troppo) l’assist (?) offerto a Matteo Ricci quando commentando l’ipotesi del terzo mandato ancora non del tutto eliminato dal dibattito, il professore ha sostenuto: «Se anche il governo concedesse il terzo mandato ai sindaci Matteo Ricci non può essere ancora candidato sindaco: dobbiamo lavorare tutti per la sua candidatura a presidente della Regione». Così in parlamento ci tornerebbe Alessia Morani-