Pesaro, decreto sul dibattito pubblico
Cgil: «Si faccia per il nuovo ospedale»

Il rendering del progetto dell'ospedale di Marche Nord
Il rendering del progetto dell'ospedale di Marche Nord
di Lorenzo Furlani
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Domenica 26 Agosto 2018, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 13:20
PESARO - Un dibattito pubblico per il nuovo ospedale di Muraglia, ovvero il confronto formalizzato con cittadini, associazioni e istituzioni previsto per le grande opere infrastrutturali dal codice degli appalti.

Lo chiede la Cgil con Simona Ricci, segretaria provinciale di Pesaro Urbino, prendendo lo spunto dall’entrata in vigore due giorni fa (il 24 agosto) del decreto del presidente del consiglio dei ministri (numero 76 del 2018) che dà esecuzione alla previsione di legge sulla consultazione popolare e politica stabilendo tempi e modalità di questo “processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico sull’opportunità, sulle soluzioni progettuali di opere, su progetti e interventi”, secondo la definizione espressa dallo stesso decreto.

Le regole previste
Non sarebbe una facoltà ma un obbligo per la Regione che, dopo aver comunicato con il presidente Ceriscioli la selezione del progetto preliminare dell’associazione temporanea di imprese capeggiata dalla Renco, si appresta a dichiararne la fattibilità ponendo tale progetto a base del bando pubblico, secondo la procedura prevista dell’articolo 183 del codice degli appalti (comma 15), che garantirà alla Renco il diritto di prelazione sull’esito finale della gara.

Il decreto, firmato dal premier Gentiloni prima del cambio di governo, prevede l’obbligatorietà del dibattito pubblico anche per le opere e infrastrutture a uso sociale “che comportano investimenti complessivi superiori a 300 milioni di euro al netto di Iva, del complesso dei contratti previsti”.

Il nuovo ospedale dell'azienda Marche Nord costerà circa 200 milioni di euro ma la formulazione della norma sembra riferirsi proprio ai contratti di partenariato pubblico privato (il “complesso dei contratti previsti”), come la finanza di progetto in questione, che attraverso il pagamento dei canoni di disponibilità comporterà un investimento complessivo ben oltre i 300 milioni per ripagare nell’arco di oltre vent’anni il finanziamento privato dell’opera (anche escludendo i canoni servizi).

Tempi e modalità del confronto
 Il dibattito pubblico, della durata di 4 mesi prorogabile a 6, parte proprio dal progetto di fattibilità dell’opera e, per analogia, si può inserire nell’iter seguito dalla Regione, che prevede la possibilità dell’ente di chiedere modifiche al progetto.

Il decreto, infatti, obbliga l’amministrazione aggiudicatrice a tenere conto degli esiti del dibattito pubblico, il quale “consiste in incontri di informazione, approfondimento, discussione e gestione dei conflitti, in particolare nei territori direttamente interessati, e nella raccolta di proposte e posizioni da parte di cittadini, associazioni e istituzioni”. La legge stabilisce che “le osservazioni raccolte sono valutate in sede di predisposizione del progetto definitivo e sono discusse in sede di conferenza di servizi relativa all’opera sottoposta a dibattito pubblico”.

«Tra le grandi opere infrastrutturali sottoposte al dibattito pubblico - sottolinea Simona Ricci - rientra, almeno come definizione, anche il nuovo ospedale a Muraglia, che a questo punto sappiamo non sarà più “unico”, in quanto sono previsti una clinica per acuti a Fano (dove? In quale piano sanitario è prevista la più grande clinica privata delle Marche, 200 posti letto annunciati tempo fa alla stampa, di cui a oggi 50 in convenzione?) e un ospedale Santa Croce (quanti posti letto non è scritto, inusitatamente, nella delibera della giunta regionale 523/18), che dovrebbe essere un ospedale di base».

L'assenza di trasparenza e partecipazione
«Queste scelte storiche per il nostro territorio provinciale stanno avvenendo, tutte, al di fuori della programmazione sanitaria - rimarca la segretaria provinciale Cgil -, al di fuori di un dibattito pubblico partecipato (va ricordato che a oggi del documento dei sindaci di Area vasta non v’è più traccia) e, soprattutto, trasparente. Oggi il decreto sul dibattito pubblico ci offre un’opportunità, al di là della sua obbligatorietà.

«La fase amministrativa potrebbe uscire dalle nebbie in cui si è svolta finora (basta ricordare le modalità con cui si è arrivati alla scelta del sito, un sito di risulta) per entrare dentro il percorso previsto dal decreto. La Regione deve mettere a disposizione il progetto preliminare - sollecita Simona Ricci - e tutta la documentazione utile. Anche per tentare di far uscire la discussione dalle secche di una campagna elettorale per le amministrative che su questi temi si preannuncia piuttosto ardua e tutta in salita».
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