Acqua potabile nelle docce in spiaggia? I bagnini pesaresi insorgono: «Uno spreco assurdo in tempi di siccità»

Biancani: "Obbligo assurdo, siamo già a un passo dalla crisi idrica"

Acqua potabile nelle docce in spiaggia? I bagnini pesaresi insorgono
Acqua potabile nelle docce in spiaggia? I bagnini pesaresi insorgono
di Letizia Francesconi
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Venerdì 22 Marzo 2024, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 12:40

PESARO Obbligo di acqua potabile per le docce in spiaggia? No, grazie. Fanno quadrato i balneari e le associazioni di categoria a tutela dei concessionari. C’è il Decreto legislativo 18/2023 che obbligherebbe i balneari a introdurre l’acqua potabile per i servizi in spiaggia e c’è un problema di fondo alla base, che differenzia gli arenili pesaresi, per esempio, da quelli fanesi. Come osserva l’associazione Confartigianato imprese demaniali, la partecipata Aset a Fano garantisce acqua potabile della condotta di rete fino in spiaggia mentre a Pesaro l’approvvigionamento avviene per la maggior parte tramite un ramo del vecchio acquedotto romano di competenza Multiservizi. Una questione dunque anche infrastrutturale legata alle nostre reti e riserve idriche. 

Il nodo

Per capire l’impatto sugli operatori basta ascoltare le loro voci. Tecnicamente invece adeguarsi è più complicato per la stragrande maggioranza delle spiagge pesaresi come a Baia Flaminia e nelle spiagge di Levante, dal Moletto fino all’ultimo tratto di viale Trieste e nella zona a sud a Sottomonte in corrispondenza di bagni Margherita, bagni Bibi, Helios e Due Palme. A Ponente invece dal Moletto fino al porto, lato nord la maggioranza degli stabilimenti sono predisposti per avere l’allaccio anche dell’acqua potabile per i diversi usi.c ome riferisce Michele Ranocchi, direttore Aato Marche Nord.

I costi

Su una spesa media di 3 mila euro di bolletta idrica all’anno, anche dove fosse possibile, si può ipotizzare un surplus intorno al 30-40 per cento in caso di un uso continuativo dell’acqua potabile anche per docce e servizi. Per ora ai gestori da Ponente a Levante, nessuna comunicazione o disposizione è pervenuta ma la preoccupazione resta. In alcune zone della spiaggia di Pesaro infatti portare l’acqua dalla conduttura idrica normale è costoso. «Una fetta di noi operatori – spiegano Marco De Biagi e Andrea Ranocchi, titolari di due concessioni rispettivamente a Ponente e all’inizio Levante - utilizzano in parte acqua corrente potabile e per l’altro l’approvigionamento a prezzi agevolati, proviene da un ramo del vecchio acquedotto romano che è in disuso da tempo.

Il consiglio

In pratica è successo che una volta dichiarato fuori uso il vecchio acquedotto ormai diversi anni fa, Multiservizi per farci risparmiare qualcosa, ha consigliato di far rifornimento per usi come docce e servizi igienici al vecchio ramo di NovilaraL’importante comunque è comunicare alla clientela, dove l’acqua non è ad uso da bere».

L’intervento

«Siamo già a un passo dalla crisi idrica del territorio con ripercussioni anche sull’agricoltura, ed esce l’obbligo di usare l’acqua da bere anche per farsi una doccia in spiaggia – rilancia il vicepresidente del Consiglio regionale, Andrea Biancani – ritengo sia assurdo punire quegli operatori balneari che utilizzano invece fonti alternative alla normale condotta idrica, anzi andrebbero sostenuti e incentivati e al tempo stesso va sensibilizzata la clientela contro lo spreco di acqua in piena estate».

L’appello coincide non a caso con la Giornata mondiale a difesa dell’acqua che cade proprio oggi, e si invitano i balneari tutti a non allacciarsi per alcuna ragione alla rete idrica normale e utilizzare il più possibile acqua dei pozzi, ovviamente depurata e sicura. «E così appena ci siamo lasciati alle spalle l’inverno più siccitoso degli ultimi anni – prosegue Biancani – le nuove norme europee e nazionali impongono per lavapiedi, docce e le piccole piscine esterne in spiaggia di utilizzare esclusivamente acqua della rete acquedottistica. L’intento principale del Decreto è proteggere la salute dagli effetti negativi delle acque contaminate, questo ovviamente ha senso per l’acqua da bere e le cucine dello stabilimento ma non per l’acqua utilizzata per togliersi la salsedine di dosso. Al di là degli investimenti a carico di ogni operatore che saranno necessari per mettersi in regola, la conseguenza più preoccupante sarebbe l’impatto del consumo nei mesi estivi, quando l’approvvigionamento è razionato ad ogni stagione, e a rischiare di rimanere a secco sono le abitazioni private. Il Governo può adottare disposizioni integrative e correttive entro 24 mesi dall’entrata in vigore di un decreto e in alternativa si potrebbe rinviare l’attuazione».

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