C’è amarezza nella voce di Carlo Triolo, padre della promessa sposa di Silvio Maisti. Parla poco e il dolore è ancora forte. Carlo era tra coloro che hanno assistito alla proposta di matrimonio fatta davanti a tutti durante la crociera. Ed era felice. Una gioia collettiva che si è spenta ancor prima di rientrare a casa e di avviare l’organizzazione del grande evento che il 35enne aveva sognato.
Cosa è successo esattamente sulla nave?
«Domenica mattina Silvio si è sentito male alle 6.20 circa, mentre era in camera con Valentina e il figlio.
A quel punto cosa è avvenuto? Non si è riusciti a fare niente per salvare Silvio?
«Quando i soccorritori di bordo sono arrivati hanno constatato il decesso, hanno chiuso la cabina e non hanno fatto entrare nessuno. Intanto sono arrivati altri parenti di Silvio e Raimondo, il cugino di Valentina. Nell’attesa siamo stati lasciati senza alcuna assistenza e il comandante della nave non ci ha fatto nemmeno le condoglianze. Non sapevamo cosa fare e non ricevevamo risposte, sono stati momenti davvero molto difficili. Per noi questo è un dramma inaccettabile».
A quel punto che avete fatto?
«Ci trovavamo su una nave di Malta, praticamente in territorio straniero, così un parente ha telefonato alla Farnesina, che ringraziamo perché si è attivata immediatamente: mi sono sentito onorato di essere italiano. Grazie al dialogo tra le autorità italiane e quelle di Malta la polizia è stata fatta salire a bordo verso le 14.30. Poi siamo scesi».
A cosa può essere dovuto il malore?
«Silvio era un ragazzo in ottima forma, so che non ha mai abusato di alcol né ha mai fatto uso di sostanze stupefacenti. Era un ragazzo pulito, sotto controllo perché aveva le patenti necessarie a guidare automezzi pesanti e pericolosi, perciò era sottoposto frequentemente a controlli. Addirittura gli avevo regalato una bottiglia di champagne, ma quando abbiamo fatto la festa del matrimonio non ha bevuto nemmeno un goccio, perché ormai era abituato a non toccare niente».
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