Patrick Zaki resta in carcere altri 45 giorni. Amnesty: «In Egitto i diritti valgono meno di zero»

Patrick Zaki, per i media egiziani resta altri 45 giorni in carcere. La legale: «Temo sia vero»
Patrick Zaki, per i media egiziani resta altri 45 giorni in carcere. La legale: «Temo sia vero»
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Lunedì 1 Febbraio 2021, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:48

Altri 45 giorni di carcere per Patrick Zaki: manca l'ufficialità ma secondo fonti giudiziarie, media egiziani e anche la sua stessa legale è questo l'esito della nuova udienza svoltasi oggi sulla custodia cautelare dello studente egiziano dell'Università di Bologna detenuto dal 7 febbraio dell'anno scorso con l'accusa di propaganda sovversiva. Un'ulteriore proroga che, secondo Amnesty, dimostra come in Egitto i diritti dell'indagato «valgano meno di zero». Ufficialmente la decisione sarà resa nota solo nelle prossime ore quando, martedì, la legale Hoda Nasrallah passerà in procura per farsela comunicare. Ma una selva di media in genere ben informati e un'affidabile fonte giudiziaria dell'Ansa danno la notizia per certa: Patrick passerà almeno un altro mese e mezzo nel complesso carcerario cairota di Tora. 

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Anche se «come avvocato» deve attendere la pubblicazione della decisione, la stessa Nasrallah ha definito quanto anticipato dai media «al 99 per cento giusto».

E questo nonostante, uscendo dal militarizzato Istituto per assistenti di polizia alla periferia sud del Cairo dove si è svolta anche questa udienza, avesse formulato una generica speranza di imminente scarcerazione. Gli attivisti del gruppo Facebook 'Patrick Liberò scrivono di «sperare che queste notizie esasperanti non siano vere e che Patrick non resti più di un anno in detenzione». Ma fonti giudiziarie ben informate sulle decisioni dei tribunali hanno confermato che per Patrick c'è stato un «rinnovo della detenzione preventiva di 45 giorni». Questo perché la Procura generale ha confermato la volontà di applicare la draconiana legge egiziana che consente fino a due anni di custodia cautelare: «i motivi della sua incarcerazione permangono sempre» e «le indagini proseguono ancora». 

Tutto ciò malgrado, come ha ricordato la Farnesina, grazie a un'iniziativa italiana il caso giudiziario di Patrick sia «l'unico che viene costantemente monitorato da un gruppo di Paesi stranieri» (oggi, oltre a un diplomatico italiano, erano presenti rappresentanti di Danimarca e Usa). Ancora negli ultimi giorni il ministero degli Esteri, attraverso l'ambasciata italiana al Cairo, ha continuato a «sensibilizzare» le autorità egiziane «al fine di favorire la pronta scarcerazione» dello studente 29enne. «Siamo in una situazione paradossale in cui giudici, procuratori e altri esponenti della magistratura egiziana comunicano l'esito» dell'udienza «a tutti meno che all'avvocata», ha denunciato all'Ansa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «Questa vicenda, se confermata, dimostrerebbe ancora una volta che in Egitto le procedure, i diritti, il rispetto per la dignità dei detenuti valgono meno di zero», ha aggiunto. «Se per Patrick si apre il secondo anno di detenzione illegale, arbitraria, senza processo, crudele, allora dobbiamo davvero raddoppiare le forze e prepararci per una campagna ancora più massiccia»

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