Sanità, visite dimezzate e la diagnostica è a -38%. Un 2020 disastroso per la prevenzione nelle Marche, peggio del 2019

Gli sportelli del Cup
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di Massimiliano Viti
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Sabato 10 Luglio 2021, 03:50

ANCONA L’emergenza sanitaria da Covid ha fatto piovere sul bagnato, nelle Marche. È arrivata in un periodo di particolare debolezza del nostro Servizio sanitario nazionale, dovuta soprattutto ai molti interventi che nel corso dell’ultimo decennio hanno ridotto le risorse disponibili.

L’imprevista diffusione del virus e la sua aggressività hanno avuto un impatto significativo sul sistema; molti servizi sono stati ridimensionati, riorganizzati o completamente sospesi per far fronte alla gestione dei pazienti affetti da Covid-19. Lo certifica il dossier dell’Istat dedicato alla situazione del Paese e presentato ieri. Alla sospensione dei servizi si è aggiunto il timore delle persone di contrarre l’infezione che ha spinto molti a rinunciare o a ritardare il ricorso alle prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno. 


I dati 
«La conseguenza è stato un calo significativo delle prestazioni durante la pandemia, che segue la diminuzione osservata negli anni precedenti, riflesso dei tagli alle risorse economiche, ai posti letto e al personale sanitario che hanno messo sotto pressione la sanità territoriale».

Nel 2020 le prestazioni ambulatoriali e specialistiche erogate sono diminuite del 22% rispetto all’anno precedente. Si tratta di una caduta molto più marcata di quella tipica degli anni precedenti: in particolare nel 2019 la diminuzione è stata dell’2,2%. Nel 2020 le visite specialistiche (di controllo o prime visite, finalizzate a impostare un eventuale piano diagnostico terapeutico) si sono ridotte di quasi un terzo. Nelle Marche si è ridotta del 38% la diagnostica, del 18,2% le attività di laboratorio, del 39% la riabilitazione, del 25,5% la parte terapeutica e addirittura del 50% le visite specialistiche. 


L’esperto
«I cittadini in epoca Covid, per il timore di contagi, hanno trascurato la propria salute portandoci ad occuparci dei pazienti, che avremmo visitato prima, con ritardo nel loro percorso oncologico. Nei prossimi mesi ci dovremo preoccupare di recuperare il tempo perduto nell’iter diagnostico e impegnarci nella cura dei pazienti affetti da malattia in stadio più avanzato». A parlare è Renato Bisonni, direttore dell’Oncologia di Fermo, come neo coordinatore regionale del Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri. Nei giorni scorsi di sono si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche nazionali e territoriali del Consiglio, ed il fermano Bisonni è stato nominato coordinatore marchigiano. Un’occasione per ribadire come «dovremo mettere in campo tutta la nostra esperienza e capacità per il prevedibile incremento del numero dei pazienti afferenti alle nostre strutture. Per fare questo al meglio tutte le oncologie sparse nel territorio marchigiano dovranno avere a disposizione le risorse adeguate per reggere l’urto prevedibile incrementando il personale dedicato e, se possibile, rafforzarsi nel territorio marchigiano». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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