Marche, un bradisismo. L’economia scivola giù, Mario Baldassarri (Istao): «In tempo per frenare»

Marche, un bradisismo. L’economia scivola giù, Mario Baldassarri (Istao): «In tempo per frenare»
Marche, un bradisismo. L’economia scivola giù, Mario Baldassarri (Istao): «In tempo per frenare»
di Antonio Pio Guerra
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 12:14

ANCONA Le Marche stanno lentamente perdendo terreno rispetto all’andatura media dell’Italia. È il «bradisismo economico», come lo definisce l’economista Mario Baldassari, presidente di Istao, la scuola per manager che porta il nome di Adriano Olivetti. Si tratta della principale novità del secondo Rapporto Marche, presentato all’ex caserma Villarey di Ancona nell’ambito del Monteconero Adriatic Economic Forum. Nel documento, aggiornato rispetto alla prima edizione della scorsa primavera, sono messe nero su bianco le previsioni sull’economia marchigiana fino al 2028, elaborate secondo il modello Oxford Economic. Si parte dal Pil: quello della regione al plurale dovrebbe crescere dello 0,3% nel 2023 contro il +0,7% del corrispettivo italiano. Poi un balzello fino al +1,2% di crescita del 2025, che non deve però illuderci, visto che nel 2028 dovremmo tornare ad una crescita dello 0,2%. 

 


Meno veloci


Tutti numeri, comunque, sostanzialmente in linea con le previsioni per il Bel Paese. Ma perché, in questo momento, andiamo meno veloci delle altre regioni? «Per due motivi», spiega Baldassarri: «Il manifatturiero è la forza di questa regione e se in Italia questo settore rallenta, l’effetto è lievemente più forte nelle Marche» dice. E poi c’è il settore terziario, «che non è ancora un terziario avanzato». 


Popolazione in calo


Capitolo popolazione: si conferma il trend di decrescita. Se nel 2022 sono stati 1,48 milioni gli abitanti registrati nelle Marche, e questo numero dovrebbe ridursi di circa 17mila unità entro il 2028. Ancona sarà la provincia che soffrirà di più il fenomeno, passando dai 461mila residenti del 2022 ai 456mila del 2028. Male anche Macerata, che nonostante i 50mila residenti in meno di Pesaro Urbino, perde comunque più popolazione e rischia di arrivare alla fine del decennio sotto i 300mila abitanti. Pesaro Urbino e Ascoli Piceno, ancora, dovrebbero calare di 3mila unità, una in più di Fermo.

In tutto questo, però, dovrebbero esserci anche alcuni dati positivi. «Ipotizziamo un aumento del tasso di partecipazione, ovvero potremmo vedere più giovani e più donne nel mondo del lavoro» annuncia il presidente di Istao Baldassarri. A fronte di una popolazione in età lavorativa che dovrebbe passare dai 924mila del 2022 ai 900mila del 2028, gli occupati dovrebbero crescere fino a 690mila contro un dato che nel 2022 è stato di 681mila. Bene anche il tasso di disoccupazione, che dovrebbe assestarsi intorno al 6%, di un paio di punti percentuali più in basso rispetto alla media italiana. «Ma noi eravamo abituati anche al 4% fino a qualche anno fa» ricorda l’economista. Attenzione poi al Pil procapite. Nel 2023, ad esempio, le Marche si fermeranno a 27.100 euro contro i circa 29mila del Bel Paese. Uno scarto di 1.900 euro che dovrebbero diventare duemila nel 2028, quando noi vanteremo 29.200 euro e l’Italia avrà sfondato quota 30mila, fermandosi a 31.200 euro. Ed è proprio questo il bradisismo di cui parla Baldassarri. 


Il nodo del reddito


«Non siamo davanti a nessuno sconvolgimento» precisa, avvertendo comunque circa le conseguenze che un trend calante potrebbe avere sul lungo periodo. Restando al nodo del reddito, ad esempio, lo scarto sarà basso, quasi impercettibile. «La nostra è una regione che ha alle spalle un importante accumulo di patrimonio fisico privato» dice il presidente di Istao. Ecco perché in un primo momento gli effetti di questo scivolamento potrebbero apparire secondari. Ma il rischio è che ci si accorga della loro pericolosità quando ormai sarebbe troppo tardi per fare marcia indietro. Ecco, ma come invertire la rotta finché siamo in tempo? La risposta di Baldassarri passa per cinque mosse: Alta velocità sulla Bologna-Bari (con metro di superficie sulla vecchia linea Adriatica), la pedemontana da Fossombrone ad Ascoli, il collegamento porto-aeroporto-interporto, la Fano-Grosseto ed il triangolo autostradale tra Marche ed Abruzzo. «Senza queste cinque mosse, il bradisismo finisce male» è l’avvertimento lanciato dall’economista.
 

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