Dopo l’addio alla Zes le Marche ora puntano all’hub del Centro Italia

L’ipotesi è mettere in rete la nostra regione con Abruzzo, Umbria e Lazio

Dopo l’addio alla Zes le Marche ora puntano all’hub del Centro Italia
Dopo l’addio alla Zes le Marche ora puntano all’hub del Centro Italia
di Francesco Romi
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 13:20
ANCONA Tornare a fare del Centro Italia la cerniera di collegamento tra Sud, che oggi corre per recuperare un gap sociale ed economico cronico, e il Nord storicamente agganciato al treno delle regioni europee che contano. Sfruttare al massimo l’apporto logistico garantito dai porti di Ancona e Civitavecchia, che darebbero finalmente concretezza a quei collegamenti est-ovest, ferroviari e stradali, che isolano (e non solo fisicamente) le Marche e le sue prospettive di sviluppo. Mettere insieme Marche, Abruzzo, Umbria (che per l’Europa sono regioni in transizione) e Lazio, con l’obiettivo di creare una macro area capace di attrarre investimenti privati, sostenuti da agevolazioni fiscali, e pubblici, su strade e ferrovie prima di tutti. Il progetto - per ora solo su un foglio di carta bianca - non sarà una Zes perché sarebbe difficile convincere Bruxelles, ma piuttosto un’area di centro con grandi potenzialità di sviluppo e capacità di rilanciarsi sotto il profilo sociale ed economico.  


Le occasioni mancate


Di fare delle Marche una zona economica speciale se ne parla dal giugno del 2021, quando l’allora ministro per il Sud, Mara Carfagna, invitò i governatori Acquaroli e Marsilio a trovare una strada per far nascere una Zes Marche-Abruzzo, con fulcro il porto di Ancona, nella quale le aziende potevano investire grazie a condizioni favorevoli sia sul piano amministrativo, attraverso la semplificazione e lo snellimento delle procedure, sia su quello delle agevolazioni fiscali. Nove mesi dopo, era il 24 marzo 2022 veniva creato a Palazzo Raffaello il primo tavolo. Poi è caduto il silenzio più assoluto, giustificato dal fatto che le particelle (le aree all’interno dei comuni) erano così piccole e così poche che non avrebbero portato alcun beneficio all’economia delle Marche.

Sull’occasione persa, il primo a esprimersi era stato nei mesi scorsi il presidente nazionale del settore del cappello, il fermano Paolo Marzialetti («miopia e mancanza di visione prospettica», lamentò). Solo dopo la nascita della Zes del Mezzogiorno si mossero i deputati Pd Curti e Manzi, ma il loro emendamento per agganciare le Marche al nuovo soggetto fu bocciato in commissione («Un no pesante quello del governo», dissero).


Le posizioni


L’ultimo a parlare è stato il presidente di Confindustria Ascoli Piceno, Simone Ferraioli, che ha detto di volere «la Zes per il sud delle Marche, altrimenti le aziende andranno in Abruzzo». Come ha fatto Brunello Cucinelli, al 43% in Cariaggi Filati di Cagli (dove c’è anche Chanel al 24,5%), che quest’anno inizierà la produzione a Penne (Pescara): qui ha investito diversi milioni per un nuovo stabilimento all’interno di quella che era la Zes Abruzzo e che occuperà fino a 350 addetti. I contenuti di quello che potrebbe essere un progetto rivoluzionario sono ancora da mettere in piedi, ma è certa la volontà politica del Governo per dare un riconoscimento alle regioni del Centro Italia, soprattutto dopo la nascita - al momento solo sulla carta – della Zes del Mezzogiorno, che ha aperto i benefici non più, dunque, a una piccola area comunale, ma all’intero territorio regionale. 


Governo il centrodestra


La congiuntura favorevole si regge sulle attuali maggioranze che governano le quattro regioni interessate e tutte una volta in mano al centrosinistra. Non solo: Francesco Acquaroli, Francesco Rocca e Marco Marsilio sono stati indicati da Fdi, mentre Donatella Tesei rappresenta la Lega. Se ne parlerà dopo le elezioni regionali in Abruzzo (si vota il 10 marzo prossimo), se non addirittura dopo quelle in Umbria, previste tra novembre e dicembre. 

 

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