Vaiolo delle scimmie, gli esperti delle Marche compatti: «No agli allarmismi, ma serve massima attenzione»

Vaiolo delle scimmie, gli esperti delle Marche compatti: «No agli allarmismi, ma serve massima attenzione»
Vaiolo delle scimmie, gli esperti delle Marche compatti: «No agli allarmismi, ma serve massima attenzione»
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 25 Maggio 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 14:19

ANCONA - Monkeypox o vaiolo delle scimmie. Si ricomincia? Nella pandemia da Coronavirus siamo ancora dentro e sulla scena internazionale scatta già un nuovo allarme sanitario. Il dottor Stefano Menzo subito ridimensiona contesto e timori: «Questa volta è un virus che conosciamo, era già diffuso da tempo in Africa». Il direttore della virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona dosa con cautela le informazioni: «Si tratta di casi sporadici, non di una epidemia». La sua più che una sintesi è un’incitazione: «No agli allarmismi». 

I numeri 

ANCONA Monkeypox o vaiolo delle scimmie. Si ricomincia? Nella pandemia da Coronavirus siamo ancora dentro e sulla scena internazionale scatta già un nuovo allarme sanitario. Il dottor Stefano Menzo subito ridimensiona contesto e timori: «Questa volta è un virus che conosciamo, era già diffuso da tempo in Africa». Il direttore della virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona dosa con cautela le informazioni: «Si tratta di casi sporadici, non di una epidemia». La sua più che una sintesi è un’incitazione: «No agli allarmismi». 

I sei casi che si contano, a oggi, in Italia (tra Lazio, Lombardia e Toscana) suggeriscono prudenza, ma non di srotolare filo spinato e innalzare muri di sacchi di sabbia. Il professore ritocca la traiettoria. «In realtà quel virus ora si trasmette tra roditori, e da loro passa all’uomo. In origine erano solo le scimmie». La dimostrazione che è capace di estendersi ad altri organismi. Va sorvegliato, ma a patto di non costruire scenari apocalittici. «Non è ancora chiaro - è il Menzo-pensiero - se abbia subito una mutazione: la risposta potrà arrivare solo dall’analisi della sua sequenza genetica». La certezza: «È a Dna a doppia elica, quindi dovrebbe variare poco. Non si capisce, tuttavia, perché abbia cominciato a circolare da persona a persona». Niente terrorismo psicologico, ma la difesa è d’obbligo: «Le accortezze - ricorda il virologo - sono simili a quelle per contrastare il diffondersi di Sars-Cov-2». Rete di sorveglianza, tracciamento, monitoraggio fitto. È importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni rapporto personale, stretto o sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali sulla pelle del partner. «I soggetti più attaccabili sono i fragili, gli immunodepressi». L’indicazione è chiara: nessuna trepidazione e attenzione massima.

Guai a perdere di vista vescicole e pustole, malessere, ingrossamento dei linfonodi, dolori muscolari, cefalea, stanchezza. Nessuna distrazione su droplets, le goccioline, fluidi corporei o lesioni cutanee: sono le vie attraverso le quali il virus passa, da uomo a uomo. Su tutto torna a prevalere un concetto: vietato allarmare. Vale anche per Marcello Tavio. «Per il mondo il Covid è stata una durissima lezione, una lezione imparata». Mette in fila quelle che per lui, da past president degli infettivologi italiani e primario della divisione di Malattie Infettive di Torrette, è imprescindibile: «Essere prudenti, valutare i dati, rasserenare la popolazione. Non incoraggiamo la paura, non c’è motivo». Si spiega: «Non è un male nuovo, è ampiamente noto. C’è da capire perché in Europa, per la prima volta, si è sviluppata una catena di contagi. I soggetti coinvolti non sono stati in Africa». 
Le secrezioni 
Sorveglianza speciale, soprattutto. «È necessario quando la malattia diventa sistemica, interessa più organi e apparati contemporaneamente».

Il contagio, ricorda Tavio, avviene attraverso le secrezioni, quindi i rapporti sessuali, ma anche con contatto diretto e per via aerea. «I soggetti immunocompromessi - rimarca - hanno più facilità di sviluppare la componente sistemica, la forma più grave». 


I farmaci antivirali sono scudo e speranza. «Il ritorno al vaccino? È prematuro. Chi è già immunizzato contro il vaiolo umano - è la convinzione del primario - è protetto in modo crociato poiché il virus è della stessa famiglia». Non è in linea con l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, sulla necessità che sia presto allarme globale. «Non ci sono i numeri per farlo scattare. Comporterebbe un’azione con conseguente impegno di risorse, che non vanno sprecate». Torna a dire: «La lezione del Covid è stata preziosa, nel caso dovesse esserci un’altra epidemia saremo capaci di dare risposte in modo ordinato». Non si stanca di ripeterlo: «In questo momento non va incoraggiata la paura». 

Attenzione massima. Marcello D’Errico si unisce al coro e sostiene il richiamo con le cifre. «Sono 88 i casi confermati in Europa, 67 solo nella Ue. Una diffusione atipica che ha coinvolto 11 paesi non endemici». Il primario della struttura complessa di Igiene Ospedaliera a Torrette, e cattedra alla Politecnica, indica i fattori scatenanti: globalizzazione, cambiamenti climatici, distruzione degli ecosistemi, crescita demografica, salto di specie sempre più frequente e probabile in un contesto di promiscuità uomo-animale, favorito dal numero crescente di allevamenti intensivi. «Stiamo devastando il pianeta, non dobbiamo stupirci delle estreme conseguenze che questo comportamento genera». Richiama alla memoria un dato che dà la misura dello sconquasso degli equilibri esistenziali: «Dal 2003 a oggi si sono verificate già tre pandemie con una frequenza temporale non riscontrata nel secolo scorso». Rammenta, tra sé e sé: globalizzazione, clima, ecosistemi, allevamenti. Monkeypox o vaiolo delle scimmie. Ci risiamo?

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