La storia della professoressa Silvia Marinelli: «Prima Miss, poi le sfilate. Ma io ho scelto i numeri»

La storia della professoressa Silvia Marinelli: «Prima Miss, poi le sfilate. Ma io ho scelto i numeri»
La storia della professoressa Silvia Marinelli: «Prima Miss, poi le sfilate. Ma io ho scelto i numeri»
di Peppe Gallozzi
4 Minuti di Lettura
Sabato 13 Aprile 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 18:18

Lo scettro di Miss Ancona, conquistato a soli 17 anni, in una calda serata di fine estate del 2013. In piazza del Papa, pieno centro storico, davanti a migliaia di persone. Il miglior passaporto per una carriera di moda e passerelle, tra cui Miss Italia. Poi, però, emergono i sogni che si coltivano fin da bambini. E quel destino, a cui in tanti credono. La storia di Silvia Marinelli, professoressa di matematica al Collegio San Carlo di Milano ma anconetana doc, è particolare. Piena di aneddoti e sfaccettature. E di momenti emozionanti che fanno riflettere.

Silvia Marinelli, bella storia la sua.

«Una storia strana. Diciamo che era destino, non riesco a spiegarlo con altre parole».

Ci provi.

«La matematica era il mio sogno sin dalle scuole elementari. Ero piccolissima e già mi divertivo a casa a spiegare gli esercizi alla mia classe immaginaria. Ho sempre avuto questa idea molto precisa. Un dono da sfruttare».

Però sembrava destinata alla moda.

«È nato tutto con Miss Ancona. Tra l'altro in modo singolare».

Cioè?

«Mi iscrisse mia madre al concorso, fu una sua iniziativa. Avevo 17 anni nel 2013, non provavo questa grande passione per la sfilate. Invece la moda mi piaceva e anche tanto. Era un contesto particolare per me, non mi sentivo benissimo e quell'esperienza mi diede tanto in termini di autostima. Penso che mamma volesse spronarmi in questo: credere in me stessa».

E poi?

«Le cose andarono bene. Vinsi la finale in piazza del Papa davanti a tanta gente, iniziai a partecipare a vari concorsi in giro per l'Italia, a viaggiare. Ero soddisfatta e appagata per ciò che accadeva».

L'aneddoto più bello che la lega alla moda?

«Avevo 3 anni. Alla sera pretendevo di decidere i vestiti per il giorno seguente, perdevo un sacco di tempo per farlo. Tutto molto raro per una bambina così piccola».

Arrivò il momento di scegliere.

«Entrambe le cose (lo studio e le sfilate) non le potevo portare avanti in parallelo, stava diventando troppo dispendioso. Scelsi i numeri e la matematica, la mia destinazione fin da quando sono nata. Quella che non mi ha mai abbandonato».

Mai avuto tentennamenti?

«In quinto al Liceo Scientifico ho avuto un attimo di titubanza temendo le difficoltà che avrei potuto incontrare nel percorso. Ma non ho mollato, volevo insegnare. Lo volevo fortemente. Decisi di abbandonare l’universo della moda e di frequentare matematica all’Università di Camerino.

Fino al San Carlo.

«Esatto.

Ora insegno Matematica e Fisica al Collegio San Carlo, una scuola storica tra le più famose di Milano. Sono felice di quella scelta, soprattutto per il rapporto che si è creato con gli studenti. In ogni lezione c’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere per arricchire il bagaglio. Pure per me che sono dall’altra parte dell’aula».

Ci sono stati momenti difficili.

«L'ultimo anno di Università. Si è ammalato mio padre ma ho un ricordo magnifico che mi unisce a lui per sempre».

Vuole raccontarlo?

«Era il periodo della pandemia, il primo Covid nel 2020. Papà era ricoverato, ci lasciò in seguito. Passavo intere giornate all'Ospedale, scrissi lì la mia tesi tenendomi impegnata. Ho pochi ricordi anche del lockdown proprio per questo. È stato il mio modo per dirgli ciao».

Che uomo era?

«Aveva sogni e voglia di vivere e mi ha trasmesso e lasciato questa filosofia di vita. Ancora oggi, nelle fasi di sconforto che non mancano, il suo insegnamento è prezioso per andare avanti».

La moda le manca?

«Ho trovato la maniera per non abbandonarla con un escamotage che si è rivelato determinante».

Un cerchio che si chiude.

«Sì, il legame è rimasto tale. Dopo l'Università, partecipai al Master a numero chiuso della Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste dove mi concentrai sulla comunicazione. Da lì nacque la possibilità di un tirocinio con Prisma, la rivista della Bocconi, con la quale curo tuttora una rubrica che abbina moda e matematica. Nella sua particolarità, ai lettori piace molto come appuntamento».

Dovesse dare un consiglio alle diciottenni?

«Di seguire i sogni, come ho fatto io. A quell'età è facile essere trascinati da una parte e dall'altra. C'è spesso chi decide al posto tuo, talvolta i genitori. Io ho avuto la fortuna di poter scegliere. Oggi sono felice».

Nostalgia di Ancona?

«La famiglia, mia mamma e mio fratello, le amiche e il mare. Di inverno non sono paragonabili le due realtà, in estate la nostalgia si sente. Milano offre tanto ma fa molto caldo».

Cosa ha trovato a Milano?

«L’affetto dei miei studenti, una città a misura di giovane e i collegamenti. Forse quest’ultimo aspetto è la cosa più positiva. Per una persona che ama girare il mondo come me è il massimo».

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