Donne che fanno l’impresa in una regione maglia nera: perse in un anno 1565 aziende femminili nelle Marche

Donne che fanno l’impresa in una regione maglia nera: perse in un anno 1565 aziende femminili nelle Marche
Donne che fanno l’impresa in una regione maglia nera: perse in un anno 1565 aziende femminili nelle Marche
di Martina Marinangeli
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Sabato 2 Dicembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 11:18

ANCONA - L’impresa marchigiana non si declina al femminile. Ancora troppo spesso, la “pink economy” si trova a combattere con le difficoltà nella conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia e con la diffidenza delle banche nel concedere il credito per gli investimenti aziendali. In un anno (tra il 2021 ed il 2022) hanno chiuso i battenti ben 1565 aziende guidate da donne, con una variazione percentuale di -4,09% - nel 2021 si era fermata a -0,1% - che ci piazza all’ultima posizione nella graduatoria nazionale. Una maglia nera davvero poco lusinghiera. A scattare l’impietosa fotografia sono i dati elaborati dalla Camera di Commercio delle Marche. Uno stillicidio che porta ad uno sbilanciamento enorme: le imprese femminili sono meno di una su quattro rispetto al totale regionale (23,3%). 


La mappa


Nell’ambito di una generalizzata tendenza al restringimento della base imprenditoriale rosa, le province più virtuose sono quelle di Fermo (4.623 aziende guidate da donne) e Macerata (8.390), che fanno meglio anche rispetto alla media regionale, mentre l’Anconetano e l’Ascolano sono sostanzialmente allineati al dato medio delle Marche.

Pesaro-Urbino che si colloca invece circa un punto percentuale e mezzo al di sotto della media marchigiana. Un dato, quello marchigiano, «molto preoccupante - osserva Alessandra Baronciani, presidente di Confindustria Pesaro Urbino e unica donna alla guida di una territoriale nelle 5 province - che va approfondito per decidere come intervenire. La prima cosa è cercare di capire che tipo di azienda si trova in difficoltà così da individuare misure per dare una mano».

Ma pure in un contesto così desolante, ci sono esempi virtuosi di donne che fanno l’impresa e rappresentano le Marche in tutto il mondo. «Nella territoriale di Pesaro, alla guida di grandi aziende ci sono tante donne», conferma Baronciani. E c’è Angela Velenosi, signora del vino, che dal Piceno esporta il suo prodotto nei quattro angoli del globo. «Fare impresa per una donna è più difficile - ammette - soprattutto in un settore come il mio. Da tutta la vita mi rivolgono frasi che ad un uomo non rivolgerebbero. Ma alle donne che hanno un progetto dico: non rinunciate mai. Credete nel vostro sogno fino in fondo: io sono partita senza capitali né aiuti, da un territorio non famoso. Ce l’ho fatta perché non ho mai smesso di crederci». Un appello alla determinazione che arriva anche da un’altra marchigiana che l’impresa ce l’ha e ce l’ha sempre avuta nel sangue. Annarita Pilotti, miss Loriblu, ha superato tutte le sfide che il calzaturiero ha dovuto affrontare negli ultimi tre anni, «dal Covid alle guerre. Non è facile per nessuno, ma se si è pronti al sacrificio, non c’è differenza di genere che tenga. Nella mia azienda abbiamo avviato il ricambio generazionale e tre dei miei quattro figli sono donne».

E Loriblu continuerà ad avere un dna rosa. Ma a fare l’impresa sono anche le donne che ieri ad Ancona hanno vinto il premio Impronta d’Impresa della Camera di Commercio: un riconoscimento alle aziende marchigiane a titolarità femminile che hanno lasciato il segno con progetti innovativi. «Sappiamo che l’ingresso nel mondo del lavoro è ancora difficoltoso - ammette il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini -. Il processo è però avviato e per questo dobbiamo dire grazie alle tante pioniere che nonostante tutto si sono fatte strada nel mondo del lavoro dimostrando che è possibile essere donna, madre e lavoratrice».

Sono state 53 le imprese a candidarsi e 16 le premiate nelle quattro categorie tematiche. Rappresentate tutte le province, e preponderanti le aziende dell’area del cratere del sisma, senza che fosse prevista una corsia preferenziale o una categoria dedicata. Nel macrogruppo Internazionalizzazione, a vincere il primo premio è stata la Coppacchioli Ginevra di Visso, che coltiva viti di montagna a 1000 metri sul livello del mare. Per la categoria Digitalizzazione e intelligenza artificiale la spunta Prosopika di Colli al Metauro, una start-up innovativa e spin-off dell’Università di Urbino. E ancora, Etico sartoria marchigiana di Ripe San Ginesio è arrivata prima tra le competitor del settore Sostenibilità ed economia circolare. Dulcis in fundo nel gruppo Turismo&cultura la medaglia d’oro va a Keemar di Fiastra, nata allo scopo di rianimare turisticamente le zone colpite dal sisma 2016. Perché la resilienza è donna.

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