Oreficini, esperto di Protezione civile: «Dobbiamo diventare resilienti come il Giappone con i terremoti»

Oreficini, esperto di Protezione civile: «Dobbiamo diventare resilienti come il Giappone con i terremoti»
Oreficini, esperto di Protezione civile: ​«Dobbiamo diventare resilienti come il Giappone con i terremoti»
di Martina Marinangeli
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Maggio 2023, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 15:08

Roberto Oreficini, esperto di Protezione civile, un settore che ha coordinato sia a livello nazionale che regionale: nelle Marche i fenomeni meteorologici estremi stanno diventando frequenti. Dobbiamo imparare a conviverci?
«È importante che le previsioni, nei limiti del possibile, siano sempre più accurate. Hanno in sé margini di incertezza, ma ormai sono abbastanza rispondenti agli accadimenti».

Per l’alluvione del 15 settembre 2022 non è stato così: non era stata prevista né a livello di intensità né di zona geografica.
«Ci sono fenomeni, come quello, che sono difficili da prevedere.

Per il resto, ci dobbiamo attrezzare molto bene se parliamo delle Marche perché la nostra è una regione in cui i corsi d’acqua sono brevi e quando piove tanto sugli Appennini, nel giro di poco tempo ci ritroviamo l’acqua a valle. E quando arriva in maniera impetuosa, se non ci sono sistemi che compensino lo scarico, provoca sempre danni. La prevenzione strutturale però richiede anni».

Previsione e prevenzione: sono queste le parole chiave per diventare resilienti?
«Sì. E l’argomento più importante è la prevenzione strutturale: dobbiamo fare in modo che il territorio diventi adatto a supportare situazioni di questo tipo e a correggere errori fatti in passato, come corsi d’acqua tombati o soppressi». 

E siamo adeguatamente preparati da questo punto di vista? 
«Dobbiamo abituarci ad essere sempre pronti agli scenari meno confortanti perché se la pianificazione è fatta sugli scenari più critici siamo sempre preparati a tutto. Anche in virtù del cambiamento climatico. Per certi aspetti, la nostra regione è ancora molto fragile»

Dal terremoto agli alluvioni, Madre natura non si mostra molto clemente con le Marche.
«Lo confermo: dal 1997 ad oggi, le Marche sono state interessate da molti fenomeni importanti. Purtroppo gli accadimenti degli ultimi anni hanno fatto comprendere che ci sia una necessità sempre più marcata di lavorare in termini di prevenzione. La Protezione civile vorrebbe che, quando accadono questi fenomeni, non si verifichino danni, oppure siano i più contenuti possibile. Ma questo significa che ognuno, per la propria parte di competenza, deve fare interventi per mitigare il rischio». 

Come?
«Dalla gestione della sicurezza stradale a quella idraulica dei corsi d’acqua». 

Dovremmo insomma diventare come il Giappone, che ormai ha imparato a convivere con i terremoti. O come gli Usa, che hanno dovuto trovare un modo per gestire gli uragani. Ce la faremo mai?
«Spero di sì. La condizione è che ognuno accetti il proprio ruolo: se all’interno di un disegno generale ognuno agisce con criterio di prevenzione, nel giro di pochi anni la situazione migliorerà molto. Dobbiamo uscire dall’idea dell’improvvisazione nelle situazioni di emergenza. La nostra regione ha attualmente una notevole quantità di risorse che possono essere dirottate su questo: è l’occasione per invertire la tendenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA