L’ira dei medici di famiglia sulla riforma, lettera ad Acquaroli. Magi (Fimmg): dipendenti statali? Non è così che si salva la sanità

L’ira dei medici di famiglia sulla riforma, lettera ad Acquaroli. Magi (Fimmg): dipendenti statali? Non è così che si salva la sanità
L’ira dei medici di famiglia sulla riforma, lettera ad Acquaroli. Magi (Fimmg): dipendenti statali? Non è così che si salva la sanità
di Maria Teresa Bianciardi
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Giovedì 30 Settembre 2021, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 15:33

ANCONA - La questione è delicata e anche se sono passati pochi giorni dalla proposta delle Regioni - che vorrebbero cambiare il rapporto tra servizio sanitario pubblico e medici di famiglia, facendoli passare alle dipendenze dello Stato o legandoli attraverso un accreditamento - ha già suscitato la dura reazione della Federazione medici di famiglia nelle Marche. Con una lettera al governatore Acquaroli e all’assessore alla Sanità Saltamartini, inviata per conoscenza anche al ministro alla Salute Speranza, il segretario generale regionale Massimo Magi ha messo nero su bianco le ragioni della protesta. 

 
La missiva
«Siamo talmente sconcertati - sottolinea il dottor Magi - che abbiamo chiesto alla Regione se si rispecchia in queste posizioni e le condivide oppure intende prendere le distanze, dimostrando una visione più critica e costruttiva evitando di addossare alla stessa medicina generale la responsabilità delle tante morti avute tra i suoi appartenenti».

Il dottor Magi sottolinea il ruolo attivo nella battaglia contro il Covid sostenuto dai medici di famiglia, a partire dalla collaborazione con le Usca per la gestione dei pazienti a domicilio, per arrivare al contributo nella campagna di vaccinazione che ha subito una forte accelerata nelle ultime tre settimane. 


Le ragioni della categoria
«Siamo irritati dal documento uscito dalla conferenza Stato-Regioni che pretende di cambiare lo status da libero professionista convenzionato a dipendente o dipendente delle cooperative. Oltre al mancato pagamento dovuto fino al mese di marzo - sottolinea il dottor Magi -, siamo anche più allarmati e pronti a fra valere le nostre posizioni per questo ipotetico e assurdo disegno. A fronte di tanta attività veniamo pure puniti. Siamo più di 1000 mille medici di famiglia nella regione: non diciamo che non si debba ragionare su alcune modalità organizzative o migliorare le performance. Ma non è con lo sradicamento della figura del medico di famiglia che si attuano i cambiamenti: la nostra è una figura che rappresenta la forza del sistema sanitario nazionale. In questa maniera entrerebbe subito il privato nell’assistenza delle persone». 


La rotta da seguire
Secondo il sindacato Fimmg delle Marche sono quattro le coordinate da tenere ben presente nella riorganizzazione del sistema di medicina generale: «Servono risorse, per adeguati investimenti in grado di promuovere la salute e ridurre le diseguaglianze socio-economiche in sanità. Ci vuole organizzazione, per il passaggio ad una più innovativa e moderna medicina di pro-attività anche attraverso un più diffuso utilizzo delle tecnologie informatiche, digitali e di primo livello. Necessitano incentivi, per la individuazione di nuovi modelli di remunerazione che favoriscano le performance di qualità, il coordinamento e la prevenzione e valutazione con sistemi di misura degli outcomes raggiunti. In una parola: dare strumenti efficaci alla Medicina generale perché possa fare bene la sua missione». Il segretario regionale Magi sottolinea ancora il disagio della categoria dopo la proposta effettuata dalle Regioni: «Non possiamo non rimarcare il grave disagio provocato dal documento e il rischio che tutto questo possa sfociare in una dura protesta della categoria con conseguenze imprevedibili per l’intero Sistema sanitario regionale». 


L’effetto diretto
Una conclusione dura e decisa che mette in guardia a Regione sugli effetti che potrebbe provocare l’eventuale avanzamento della riforma proposta: «Ci aspettiamo un chiarimento immediato e un segno inequivocabile che la Regione Marche intende operare per un reale progresso e rafforzamento delle cure territoriali - conclude il dottor Magi - segno di tutela della salute dei cittadini e coesione sociale delle nostre comunità»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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