Giuseppino Conti (presidente Opi): «E noi infermieri? Pochi e malpagati»

Giuseppino Conti (presidente Opi): «E noi infermieri? Pochi e malpagati»
Giuseppino Conti (presidente Opi): «E noi infermieri? Pochi e malpagati»
di Veronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Domenica 3 Settembre 2023, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 07:20

Il Ministero dell’Università ha aumentato i posti disponibili ai test d’ingresso per la Facoltà di Medicina, ma sul fronte degli infermieri si lamenta una grave carenza di figure.
Giuseppino Conti, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Ancona, quanti posti disponibili ci sono quest’anno per un percorso di laurea con la Politecnica delle Marche?
«In tutto 440, di cui 150 su Ancona, 65 a Fermo, 75 ad Ascoli Piceno, 75 a Macerata e 75 a Pesaro ma temo che la richiesta sarà inferiore alla disponibilità. Purtroppo, solo 1 studente su 100 sceglie questa professione. Quindi, anche aumentare la disponibilità non risolverà la carenza di personale infermieristico».

Ci spieghi meglio.
«C’è disinteresse e chi ha la laurea va all’estero dove gli stipendi sono più interessanti. Inoltre, c’è il grave problema dell’abbandono. Ad un anno dall’entrata nei reparti, 4 neolaureati su 10 chiedono di cambiare unità operativa e il 30% pensa di non proseguire nella loro professione».
Come mai?
«Il carico eccessivo di lavoro è generato da una carenza sistematica di organico e di personale Oss; gli standard assistenziali sono obsoleti e il tutto porta a rischi di errore. Infine si continua ad applicare vecchi modelli organizzativi in cui l’infermiere laureato si sente dequalificato e deve svolgere gli stessi compiti di un infermiere con un attestato regionale ottenuto trent’anni fa. Poi non c’è valorizzazione economica, lo stipendio è molto inferiore a quelli pagati in altri Paesi europei. In più non c’è soddisfazione personale in termini di carriera».
Qual è il percorso professionale standard per chi intraprende questo mestiere?
«Nel 90% dei casi gli infermieri entrano e finiscono il loro percorso nello stesso reparto. Salvo chi è coordinatore o dirigente, ma si tratta di pochi numeri. A dispetto del nuovo contratto del 2021, già vecchio perché scaduto, ci sono carichi di funzione di tipo professionale, organizzativo e di posizione che la sanità pubblica non ha applicato».
Come risolvere tutti questi problemi?
«Attivare lauree magistrali ad indirizzo clinico, sollecitare la Regione ad attivare nuovi modelli organizzativi come creare percorsi separati nel Pronto Soccorso per i codici bianchi e verdi ed affidarli al personale infermieristico esperto come inserito nel nuovo contratto. Sul territorio, prevedere l’infermiere di famiglia, l’infermiere di comunità inserito nel nuovo piano sanitario regionale, anello tra il paziente e le strutture sanitarie e di sostegno alle famiglie e superare il vincolo di esclusività e consentire l’accesso alla libera professione».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA