Gianni Centini si racconta: «Dalle hit al Festivalbar alle aule del tribunale, vi parlo di me»

Il cantautore marchigiano diventato magistrato, primo successo nel ‘78: «Dalla cassetta al primo singolo in due mesi: un sogno»

Gianni Centini: «Dalle hit al Festivalbar alle aule del tribunale»
Gianni Centini: «Dalle hit al Festivalbar alle aule del tribunale»
di Gianluca Murgia
4 Minuti di Lettura
Sabato 10 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:21

Da Superclassifica Show alla Procura della Repubblica. Da Discoring alle aule del Tribunale. Giuriamo di dire la verità, nient’altro che la verità: questa è la storia del pesarese Gianni Centini, nato cantautore e diventato vice procuratore onorario ad Ancona.

Ci racconta tutto dall'inizio?

«Gabicce, 1978. Come ogni anno, a febbraio, dopo Sanremo, si teneva la Conchiglia d’Oro. C’erano i Ricchi & Poveri, Christian e Alunni del Sole. Li mandava Rosanna Mani, vicedirettrice di Sorrisi & Canzoni».

E lei?

«Io cantavo e suonavo già da un po’, facevo le mie serate. Mi sono iscritto e fui l’unico a partecipare con un pezzo inedito scritto a quattro mani con un amico, Stefano Bastianoni, divenuto in seguito deputato e poi senatore».

Qual era il titolo della canzone?

«Non è peccato. In sala c'era Paolo Zavallone, in arte El Pasador, amico di Rosanna Mani. “L'hai scritta tu la canzone?” mi chiese. “La musica sì, per il testo mi ha aiutato un amico” risposi. “Hai altri pezzi”. “Sì, 3 o 4 su cassetta”. “Tra una ventina di giorni sono al TeatroTurismo di Riccione con Sandra Mondaini e Gigi&Andrea. Portami la cassetta”».

Poi?

«Portai la cassetta e dopo qualche tempo squillò il telefono di casa: “Ciao, sono Stefano Scandolara, paroliere. Ho scritto per Mina e altri. Ho sentito la tua cassetta, i brani musicalmente sono molto belli ma i testi da rivedere. Se vieni a Bologna andiamo da un arrangiatore”. Era Celso Valli».

Dal sogno alla realtà.

«Con Scandy e Zavallone andammo poi a Milano dal grande editore Italo Allione, che aveva già lavorato con Ricchi & Poveri, Pupo, Al Bano. Il 18 maggio ero in studio, poco dopo uscì il mio primo singolo: “Ti amo un casino” e “Serenella”. Erano passati 60 giorni da quella cassetta. Un sogno o quasi».

E così Gianni Centini approda in Tv e sale su palchi prestigiosi.

«Il Girofestival presentato da Pippo Baudo con Rettore e Leali. Poi, Superclassifica Show fino alla 30esima posizione insieme a miti come Tozzi, Mina, Celentano, Venditti, Pooh e Bee Gees, i giornali e le radio libere»

Anche Discoring.

«Sì, in una puntata con Loredana Bertè, Pfm e Ricchi & Poveri. Ma ricordo bene anche una serata al Marabù, vicino a Reggio, con Vasco Rossi che peraltro è nato come me il 7 febbraio. Con noi c’erano i Chrisma, Sheila & B. Devotion ed Enrico Ruggeri con i Decibel».

Altre serate particolari?

«Il 10 luglio del 1978: io sul palco del Ciak con Umberto Tozzi.

In una tappa del Girofestival Pippo Baudo mi presentò così al pubblico: “Ti amo un casino è un canzone che fa nascere tanti bambini”. Ero l'unico con un disco in classifica (che ci resterà da giugno a settembre, ndr)».

Un aneddoto per capire la morale di quei tempi?

«Dovevo partecipare a un programma Rai della fascia pomeridiana, 10 Hertz, condotto da Gianni Morandi. Ero già in partenza per Roma quando mi fu comunicato che un solerte funzionario Rai si era opposto a “Ti amo un casino” perché a quell'ora avrebbe potuto creare ai giovani telespettatori turbamento per la parola casino. Incredibile. Poi l'anno successivo Toto Cutugno scrisse per Adriano Celentano “Soli” dove si diceva “il mondo l'abbiamo chiuso fuori con il suo casino”».

Cosa accade poi?

«Il servizio militare nel 1981. Sono tornato un anno dopo ma le cose erano già cambiate nella musica e fuori. Ho continuato a fare serate con gli amici di sempre come Maurizio Lucchini, cantautore e per un periodo collaboratore di Alberto Radius della Formula Tre. E con Alex Damiani, cantante ma famoso come divo dei fotoromanzi».

Ha perso il treno.

«Forse non ho avuto la determinazione necessaria. E forse mi sono imposto una spiegazione per quello che è successo dopo, e cioè che se nella vita avessi potuto fare solo musica magari avrei insistito di più».

Come è cambiata la sua vita?

«Finito il militare ho iniziato l’attività di docente di discipline giuridiche sfruttando la laurea in giurisprudenza. Pensi che al liceo linguistico ho avuto come alunno Valentino Rossi. Poi, ho conseguito le abilitazioni professionali per l’insegnamento e per l’attività forense. Le serate le ho continuate a fare fino ai primi anni Duemila. E oggi sono vice procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ancona».

Da cantante in classifica alla Procura del capoluogo.

«L’inizio era stato promettente, forse più di altri. Nell'estate del 1978 Scandy diceva spesso a Vasco: “Vedi, lui è in classifica e tu no”. E quel lui ero io. Ma poi Vasco in classifica ci andò con “La nostra relazione”».

Cosa le resta di quegli anni?

«Ho conservato pochi video, articoli, qualche foto. Ma ricordo le date dell'anno di grazia 1978: 18 maggio, registrazione del primo disco. E 15 settembre, Superclassifica Show. Una memoria da magistrato, come si dice».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA