L'allarme degli esperti: «Le ondate di calore stravolgono l'Adriatico. Ecosistemi a rischio»

L'allarme degli esperti: «Le ondate di calore stravolgono il mare. Ecosistemi a rischio»
L'allarme degli esperti: «Le ondate di calore stravolgono il mare. Ecosistemi a rischio»
di Veronique Angeletti
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Sabato 15 Luglio 2023, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 08:10

ANCONA - Da oggi, iniziano i giorni bollenti. Subiamo la coda dell’anticiclone Cerbero e l’arrivo di quello chiamato Caronte. Masse d’aria che si annunciano roventi e faranno innalzare la colonnina di mercurio. Il lato positivo è che il caldo record di questa estate iniziata così male consacra di nuovo il marere delle vacanze estive italiane e delle sue tante economie. Quello negativo, è che l’impatto dell’acqua calda genera tra i bagnanti timori e allarma la comunità scientifica. Queste ondate di caloreprovocano fenomeni meteo estremi, impoveriscono la biodiversità e indeboliscono i servizi ecosistemici del nostro Adriatico.


I timori


«Però -sottolinea Marco Ciarulli, il presidente di Legambiente - il mare più caldo non è un pericolo per i bagnanti. Impatta sull’ecosistema, non sulla qualità delle acque per fare il bagno. Sono le piogge che rischiano di inquinare il mare portando dall’entroterra reflui che possono anche essere nocivi dal punto di vista microbiologico. Ed è proprio - incalza - per sfatare tante voci, per sensibilizzare la gente su tutto ciò che danneggia la salute del mare e delle coste che approda la Goletta di Legambiente nei vari porti».

Un problema cheal momento non esiste nelle Marche è quello della temuta Ostreopsis Ovata. «Dalle sistematiche analisi - garantisce Rossana Cintoli la direttrice di Arpa Marche - non risultano concentrazioni dell’alga microscopica e se è presente lo è in una quantità così minima da non creare problemi ai bagnanti».


L’ambiente


Sul piano ambientale, invece i timori purtroppo sono ben reali. «Queste ondate di calore - entra nel merito Roberto Danovaro, docente diEcologia e Biologia marina all’Università Politecnica delle Marche - non sono altro che una manifestazione di un trend di crescita esponenziale della temperatura legata all’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. Il che è preoccupante perché le ondate di calore sono troppo acute (hanno temperature sempre più alte), troppo frequenti (caratterizzano quasi ogni estate) e troppo lunghe (durano molti giorni)».

Ondate dalle molteplici conseguenze negative. «Hanno - precisa l’ecologo - un impatto che stravolge la biodiversità e gli equilibri degli ecosistemi». Spiega che soffrono ad esempio i coralli, le spugne non abituati a questi sbalzi repentini; che l’acqua con il caldo è meno ossigenata e, quindi, favorisce la comparsa di fenomeni di ipossia che possono portare a delle mortalità massive. Come delle vongole, dei cannolicchi, specie che vivono nei sedimenti, i primi colpiti.

«Inoltre - aggiunge - il caldo alterando la salute degli organismi autoctoni favorisce l’espansione di specie cosiddette aliene, meglio adattate, e provoca la migrazione delle indigene alla ricerca di temperature migliori e di ossigeno». Di conseguenza, si depaupera la fauna marina, tutta l’economia che la riguarda e si alterano i servizi ecosistemici. «La natura impoverita - conclude l’ecologo - fatica a depurare le acque, s’indebolisce tutto il sistema di autodepurazione. Muoiono ulteriori specie». Mentre il biologo marino fanese Corrado Piccinetti invita a considerare che «l’innalzamento delle temperatureè stagionale e riguarda solo le acque superficiali».

Pertanto, la fauna ittica risolverebbe i suoi problemi con le migrazioni andando alla ricerca dell’habitat ideale a prova di sbalzi di temperatura. «Gli scampi, ad esempio, arrivati dopo le glaciazioni nel Mediterraneo diverse migliaia di anni fa, hanno scelto di vivere in profondità». Sul piano ambientale, le ondate di calore, manifestazioni palesi dei cambiamenti climatici, vanno anche contestualizzate all’interno del pericoloso legame tra il surriscaldamento globale e gli eventi estremi. Ossia le bombe d’acqua, le tempeste, le alluvioni e le inondazioni. Studi scientifici confermano che, su scala regionale, l’aumento dell’intensità delle precipitazioni estreme varia a seconda dell’entità del riscaldamento in quell’area, dei cambiamenti della circolazione atmosferica e dei nuovi equilibri meteorologici. In questo scenario, l’Adriatico è tra i mari chiusi che si sta surriscaldando di più.
 

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