Emergenza cinghiali sempre più diffusa: ecco la soluzione studiata in due mosse

Emergenza cinghiali sempre più diffusa: ecco la soluzione studiata in due mosse
Emergenza cinghiali sempre più diffusa: ecco la soluzione studiata in due mosse
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 19 Giugno 2021, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 09:38

ANCONA  -  Nel mondo di Zannablù, piccolo cinghiale protagonista del celebre fumetto, questa specie vive in una comunità protetta dalla natura e fra i propri simili. In questo mondo - in questa regione - invece gli ungulati rappresentano una vera e propria emergenza, con un impatto importantissimo sull’agricoltura ma anche sulle aree urbane dove sempre più spesso viene messa a rischio anche l’incolumità pubblica.

Un problema che, in cifre, è presto spiegato: nelle Marche gli Atc (Ambito territoriale di caccia) spendono circa 650mila euro l’anno per il risarcimento dei danni provocati all’agricoltura, ai quali vanno aggiunte anche le somme risarcite dai Parchi Naturali. Tra il 2017 e il 2018 alla Regione Marche sono arrivate richieste di indennizzi per oltre 400mila euro per incidenti provocati dalla fauna selvatica a cui si sono aggiunti risarcimenti previsti da sentenze per altri 440 mila euro.


Il vicepresidente regionale e assessore alla Caccia e Pesca, assieme agli uffici preposti ha analizzato le esigenze di una gestione moderna al passo con la necessaria pianificazione gestionale e dall’attività analitica è scaturito un vero e proprio protocollo per la gestione dei cinghiali. Perché nelle Marche si stima sia presente una popolazione annua di ungulati che oscilla tra i 25-30mila esemplari, dei quali ogni anno circa 12mila vengono prelevati durante la stagione venatoria e circa 2.500 vengono prelevati durante le attività di controllo. «La popolazione - sottolineano dagli uffici dell’assessore Carloni - seppur considerevolmente ridotta nella sua gestione annuale, viene ogni stagione rafforzata dall’altissimo numero di nascite che ne rende di fatto invariato il numero complessivo».

Da qui la necessità di adottare strategie più accurate e approfondite, che possano essere funzionali alla riduzione della popolazione di cinghiale nel territorio.


Come? La Regione ha adottato il regolamento n°3 della gestione degli ungulati, dove è previsto che nelle zone basso collinari costiere il cinghiale debba essere eradicato, mentre nelle zone medio collinari la densità non debba superare i 2 cinghiali per 100 ettari. «Per quanto riguarda la zona montana invece, si può tollerare una presenza sino a 5 cinghiali per 100 ettari». Il prelievo venatorio viene esercitato con la cosiddetta “forma della braccata” attraverso 135 squadre autorizzate ed organizzate, presenti su tutto il territorio regionale. Con la “Tecnica della girata” grazie a 17 gruppi autorizzati e organizzati e con la “Tecnica selettiva”, attraverso 1.450 cacciatori selezionati e formati. 


Dal punto di vista normativo oltre che pratico, seppur già esista un quadro legislativo dedicato al cinghiale, risulta chiaro che tali norme non sono sufficienti qualora la gestione dell’ungulato debba avvenire per eliminare la sua presenza dalle aree urbane. Da questa necessità nasce appunto il Protocollo Cinghiale, un piano straordinario di intervento che rappresenta una Best Practice per la gestione dell’emergenza e che è in grado di coordinare in modo sinergico l’intervento di Regione, Provincie, Comuni, forze di Polizia, mondo agricolo, Atc. e volontariato delle associazioni venatorie grazie ad una cabina di regia.

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