Elezioni politiche, il gran rifiuto dei sindaci: nessuna candidatura per Mancinelli e Ricci

Elezioni politiche, il gran rifiuto dei sindaci: nessuna candidatura per Mancinelli e Ricci
Elezioni politiche, il gran rifiuto dei sindaci: nessuna candidatura per Mancinelli e Ricci
di Martina Marinangeli
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Martedì 26 Luglio 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 16:18

ANCONA - Era la grande incognita delle elezioni Politiche del 25 settembre. Ora la parola fine la mettono i diretti interessati: i sindaci non scenderanno in campo nella partita per conquistare gli scranni del Parlamento. Per domani è previsto un incontro tra Anci e segreteria nazionale del Pd durante il quale i primi cittadini motiveranno la loro decisione con la volontà di non lasciare le rispettive città ad un commissariamento prolungato.

La normativa prevede infatti che, una volta dimessi, la giunta decada e dopo 20 giorni venga nominato dal prefetto un commissario, che accompagni il Comune fino alla prima data utile per nuove elezioni. Che in questo caso sarebbe nella primavera del 2023. Declinando il ragionamento sulle Marche, né Valeria Mancinelli, fascia tricolore di Ancona, né Matteo Ricci, collega di Pesaro, si dimetteranno dalle rispettive cariche giovedì. Per il secondo soprattutto, andarsene verso nuovi lidi romani a due anni dalla scadenza del mandato, con Pesaro Capitale italiana della cultura proprio nel 2024, sarebbe stata un’operazione complicata da far digerire. E loro erano i sindaci marchigiani più papabili nella volata verso Roma, mentre altri, come Marco Fioravanti ad Ascoli e Paolo Calcinaro a Fermo avevano già fatto sapere di non pensarci nemmeno a calarsi in questa competizione. 
Le prospettive
Con i due pezzi da 90 dem fuori dai giochi, lo scenario cambia di parecchio.

La deadline per presentare le liste elettorali è stata fissata per il 22 agosto ed i partiti si sono già messi in moto per formare le squadre. L’arena in cui si consumeranno le battaglie più sanguinose sarà quella dei collegi uninominali, che nelle Marche saranno quattro per la Camera (Pesaro Urbino, Ancona, Macerata e Fermo/Ascoli) e due per il Senato (Ancona/Pesaro e Macerata/Fermo/Ascoli). Essendo nomi secchi rappresentanti dell’intera coalizione, il centrodestra viene dato qui per favorito dal momento che la triade Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (almeno all’apparenza) appare più compatta. Tolti dall’equazione Ricci e Mancinelli, per il Pd i nomi forti dei collegi del nord sono quelli del consigliere regionale Antonio Mastrovincenzo per Ancona e della deputata uscente Alessia Morani per Pesaro. Ma lo scontro diretto dell’uninominale è notoriamente una partita alla cieca (Minniti docet) e tutti vorrebbero essere piazzati come capilista nei proporzionali, che contano sei posti alla Camera e tre al Senato. Facendo i conti della serva, due deputati dovrebbero andare al Pd, due a Fratelli d’Italia ed uno (due solo se il risultato elettorale sarà particolarmente favorevole) alla Lega. I tre senatori eletti nei proporzionali, invece, al netto di sorprese last minute, saranno uno in quota Pd, uno FdI ed uno Lega. Se questo è il perimetro, che appare abbastanza ben definito, diverso è il discorso dei tasselli con cui riempirlo. Nella Lega, a fare la guerra con il coltello tra i denti all’uninominale della Camera di Pesaro potrebbero mandare il vicepresidente della giunta Mirco Carloni, mentre l’assessora Giorgia Latini viene data come papabile capolista nel proporzionale della Camera. Anche se, territorialmente, si sovrappone all’uscente Mauro Lucentini, essendo entrambi del collegio Fermo/Ascoli ed anche lui ha tutte le intenzioni di candidarsi. Se Paolini è quasi certo che non verrà ricandidato, più sfumata è la posizione di Pazzaglini e Patassini. In casa Fratelli d’Italia, che sarà con ogni probabilità l’unico dei grandi partiti ad aumentare il numero degli scranni occupati, si fa strada il nome di Anconio Baldelli, fratello dell’assessore regionale Francesco. Il nome forte è quello dell’assessore regionale Guido Castelli, che nel sud della regione vincerebbe facile sia all’uninominale che al proporzionale. Benché una sfida all’ultimo sangue tra lui e la dem ascolana Anna Casini nei collegi uninominali di Camera o Senato sarebbe interessante da vedere, avendo entrambi notoriamente importanti bacini di voti da mettere a disposizione dei rispettivi partiti. 

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