Michele Tempesta, primario di Rianimazione di Marche Nord: «Fiducioso per primavera ma il prossimo mese sarà duro»

Michele Tempesta, primario di Rianimazione di Marche Nord
Michele Tempesta, primario di Rianimazione di Marche Nord
di Martina Marinangeli
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 03:15

Dottor Michele Tempesta, primario di Rianimazione a Marche Nord di Pesaro, il suo reparto è quello che gestisce più pazienti Covid in Rianimazione tra tutti gli ospedali regionali: qual è la situazione? 
«Da qualche giorno siamo stabili a 21/22 pazienti. È intorno a noi che stanno aumentando di tanto: al pronto soccorso, nelle sub intensive (Marche Nord è anche l’azienda che ospita più ricoverati Covid di tutti nelle Marche, ndr). Una certa percentuale di questi degenti, prima o poi, arriverà da noi. Credo che il prossimo mese sarà il più duro da affrontare. In giro, i contagi sono altissimi e, per quanto sembri che la Omicron comporti una sintomatologia più attenuata, un aumento di ricoveri temo che lo vedremo». 


Rispetto alle precedenti ondate cos’è cambiato? I numeri odierni dei ricoveri sono più contenuti rispetto a quelli di un anno fa 
«Sì, sono più contenuti grazie ai vaccini. Ma la malattia è sempre la stessa. Dopo due anni dietro al Covid, la stanchezza inizia a farsi sentire. Sono state fatte delle assunzioni, l’azienda si è impegnata al massimo, ma i medici sono pochi, è un problema nazionale. Quindi far costantemente fronte a 20 posti letto in più in Rianimazione in un ospedale come Pesaro è una cosa molto impegnativa». 


Su quanti posti letto in totale potete contare, in Rianimazione, per la gestione dei pazienti Covid? 
«A breve attiveremo altri posti letto, arrivando a 30, per far fronte al prevedibile aumento di casi in Intensiva. Poi possiamo arrivare a 40, ma significherebbe sottrarre personale alle altre attività. Il vero punto è che nel frattempo dobbiamo assolutamente portare avanti la cura delle altre malattia che, nella prima ondata, erano state sospese.

Ora non si può più adottare questo modello». 


I degenti nel suo reparto sono vaccinati? 
«Di media abbiamo un 20-25% di vaccinati ed un 75-80% di non vaccinati. Circa 60/65 anni in media». 

L’età media è scesa rispetto alle precedenti ondate? 
«Siamo in linea. Abbiamo avuto un ragazzo di 38 anni, il più giovane di quest’anno. L’anno scorso ne abbiamo avuto anche uno di 31. La norma però oscilla tra i 50 ed i 70 anni». 

Contagiati Omicron? 
«A livello di terapie, cambia poco». 

Diceva che, nel prossimo mese potrebbe esserci un aumento nei ricoveri: rischiamo di raggiungere gli stessi numeri dello scorso anno, quando gli ospedali sono andati in apnea a causa della variante Alpha? 
«In teoria no. Per il futuro sono molto ottimista, parlo da qui a tre o quattro mesi. Ma penso che i prossimi due saranno particolarmente duri. Spero di sbagliarmi».


A marzo 2020, l’ospedale di Pesaro è stato la prima linea del fronte nella guerra contro il Covid. Ora è polo leader per i pazienti intensivi: qual è stata l’evoluzione? 
«Sono stati fatti 40 posti letto in Rianimazione dal niente. Va dato atto alla direzione di questo. Abbiamo due consulenti esterni in pensione che coprono dei turni e ci danno una mano. E poi sacrifichiamo ferie e vita privata per far fronte a questa emergenza. Vorrei anche ringraziare in particolare tre colleghi: Mazzanti (responsabile delle Rianimazioni) e Masetti (Anestesia), e la dottoressa Fabi (Rianimazione di Fano). Hanno permesso di portare avanti tutto».

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