ANCONA - La subvariante Omicron 2, ancor più contagiosa della versione precedente, al momento “firma” 8 casi su 10 dei nuovi positivi nelle Marche, con una prevalenza lievemente maggiore in provincia di Ancona, ma una tendenza a uniformarsi anche nelle altre. Non s’è ancora affacciata invece nella nostra regione, almeno da quanto emerge da analisi e sequenziamenti, l’ultima variante che ha iniziato a diffondersi dal Regno Unito, denominata Xe, che assembla frammenti genici di Omicron BA.1 e BA.2.
È lo scenario sulla diffusione delle mutazioni genetiche di Sars-Cov-2 che emerge dal monitoraggio svolto dal Laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona, diretto dal professor Stefano Menzo.
Nessun caso di Xe
«Per ora nelle Marche non abbiamo alcun caso accertato di Xe - conferma il virologo dell’azienda ospedaliero-universitaria - Quanto alle differenze con le altre Omicron non ci sono informazioni sufficienti o affidabili, nemmeno dall’Inghilterra, quindi al momento le affermazioni su tale ricombinante sono parole in libertà. Noto però che non si sta espandendo molto rapidamente, quindi dubito che abbia caratteristiche diverse di trasmissibilità».
Al momento, è la variante Omicron a dominare la diffusione virale nelle Marche, dove da febbraio ha soppiantato completamente la Delta, grazie alla sua maggiore diffusività e alla capacità di propagarsi anche in una popolazione immunizzata. In questa fase le possibilità di contagiarsi non sono molto diverse tra immunizzati e no. Ma resta una grande differenza nell’incidenza dei ricoveri: quasi 7 volte di più nella platea dei non vaccinati per la terapia intensiva ne e quasi 5 in area medica.
«In generale per le varianti Omicron - conferma il professor Stefano Menzo - né l’immunità da vaccini né quella da pregressa infezione con altre varianti conferisce resistenza all’infezione.
Benedetti vaccini
Merito dei vaccini, secondo il direttore di Virologia, più che di una presunta “benevolenza” di Omicron. «Che questa variante sia meno patogena è un concetto sopravvalutato: semplicemente incide su una popolazione meglio protetta rispetto alla Delta». Restano dunque ancora a rischio i non vaccinati che non sono stati ancora contagiati, valutabili in circa 160.000 nelle Marche, di cui almeno 3.800 over 80. Questi ultimi «sono quelli che rischiano di più». I dati della mortalità nelle Marche non sono rassicuranti: 25 negli ultimi tre giorni, contando gli 8 di ieri, tutti tra i 75 e i 97 anni, tranne una 62enne anconetana.
«Quando anche tutti o quasi i non vaccinati e non contagiati avranno preso l’infezione, difficile da prevedere quando, non dovremmo avere più mortalità significativa da Covid, nemmeno nelle prossime ondate», è la previsione del professor Menzo. Per il direttore di Virologia sarebbe comunque opportuno vaccinare i bambini nel primo anno di vita («la sperimentazione è in corso») e richiamare annualmente o con cadenza meno ravvicinata il resto della popolazione. «Non conosciamo con precisione la durata della risposta immune nei confronti della protezione dalla malattia - conclude il professor Menzo -. Così potremo tornare all’agognata normalità, anche nella gestione delle strutture sanitarie».
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