Donati, primario Clinica di Rianimazione di Torrette: «Da noi solo no-vax per paura. Ci chiediamo: ma perché allora?»

Donati, primario Clinica di Rianimazione di Torrette: «Da noi solo no-vax per paura. Ci chiediamo: ma perché allora?»
Donati, primario Clinica di Rianimazione di Torrette: «Da noi solo no-vax per paura. Ci chiediamo: ma perché allora?»
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Domenica 19 Dicembre 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 08:17

ANCONA - Professor Abele Donati, primario della clinica di rianimazione degli Ospedali riuniti: cosa fiuta dall’oblò del suo reparto?
«In questo momento abbiamo nove pazienti. Sono attivabili ulteriori posti nel reparto diretto della dottoressa Cerutti: può gestire pazienti sia gravi che di media gravità. Il problema è sempre quello del personale. Si cerca sempre di non interrompere l’attività ordinaria collegata agli interventi chirurgici programmati. Quell’attività deve andare avanti. E per ora ce la facciamo».
C’è un limite che vi siete dati per l’eventuale allargamento dei posti letto nei prossimi giorni? 
«In questo momento non si tratta della gestione dei letti, gli spazi ci sono. Non è più un problema come mesi fa quando abbiamo dovuto convertire la sala operatoria. Il problema è solo del personale: si va avanti valutando settimana per settimana».
Quindi sono le esigenze dei posti letti che vi aiutano a scegliere e vi guidano nella scelta.
«Sì, per ora non siamo costrette a decidere con tagli drastici. Per ora non si taglia».
Tra no-vax pro-vax siete su un crinale sempre molto delicato. Ci sono stati casi di intemperanze e/o renitenze particolarmente difficili? 
«No, abbiamo avuto a che fare con pazienti più che altro non vaccinati per paura. Anche convinti ma che alla fine si sono lasciati trattare. Non siamo arrivati agli episodio accaduti da altre parti».
Qualcuno dei suoi colleghi ha detto: io chiuderei la scuola. Lei tra interventisti e temporeggiatori da che parte sta?
«Innanzitutto non è una scelta che mi compete. Posso solo dire che con le zone a colori e il Green pass si è arrivati a una gradualità di intervento. Non sono per le misure drastiche che ci farebbero tornare indietro di mesi. Non ne vedo l’utilità nè la necessità».
Dovesse fare un focus su una fascia di popolazione che secondo lei meriterebbe più attenzione dove si soffermerebbe?
«Mi è balzato all’occhio il discorso dei booster, della terza dose ai ragazzi 15-16enni che magari aver fatto prima e seconda dose dopo 5/6 mesi, non possono fare la terza dose perché ancora non c’è nessuna direttiva a livello governativo. Questo sì lo chiarirei. Per il resto ci sono le vaccinazioni dei bambini, la terza dose è stata incentivata adeguatamente. Tutti passi sono stati fatti» 
Professore qual è il suo stato d’animo? 
«Sono un po’ stanco ma andiamo avanti giorno per giorno. Lo staff? Sono provate anche le persone con cui condivido il lavoro. Sono due anni che andiamo avanti con questa pandemia». 
Dovesse fotografare questo stato d’animo con un’istantanea?
«Una solo: vedo la dedizione di medici e infermieri che continuano instancabilmente a dare il loro contributo senza abbassare la guardia: è una bella testimonianza di professionalità».
Nessun velo negli occhi, proprio mai?
«Qualche volta quando arriva qualche novax 50enne leggo negli occhi di qualcuno: “Ma perché?”. Ma è solo un attimo, poi si va avanti».
a. t.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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