Covid, l'Ordine dei medici chiede un tavolo in Regione. Borromei: «Il virus rallenta la corsa ma i medici sono allo stremo»

Il dottor Borromei chiede l’istituzione di un tavolo in Regione: «Il virus rallenta la sua corsa ma i medici sono allo stremo»
Il dottor Borromei chiede l’istituzione di un tavolo in Regione: «Il virus rallenta la sua corsa ma i medici sono allo stremo»
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 13 Febbraio 2022, 04:05

ANCONA  - Mentre continuano a calare i casi positivi al Covid e anche a livello ospedaliero si registra una flessione costante (ieri 4 pazienti in meno), la sanità marchigiana inizia a fare i conti su quello che sarà la post pandemia dopo due anni sotto scacco del virus. E non sarà un rientro alla normalità semplice visto che occorrerà rimettere in sesto le agende delle liste di attesa e allo stesso tempo agganciare il treno del Pnrr che per la sanità marchigiana significa qualcosa come 182 milioni di euro. 


Domani l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ufficializzerà le misure relative alle Marche per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che saranno analizzate dalla giunta regionale assieme ai progetti che riguardano l’edilizia sanitaria: ma tra le emergenze da affrontare c’è anche tutta la questione della carenza di medici che in questi anni di pandemia si è evidenziata con maggiore forza.

A lanciare il monito è il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Ancona, Fulvio Borromei, che ribadisce l’impellente necessità di cambiare metodo di confronto e partecipazione, attivando al più presto un tavolo di concertazione permanente con le massime autorità politiche e sanitarie della Regione. «Fino ad oggi il sistema ha tenuto perché il senso di responsabilità della categoria ha sopperito alle mancanze. Basti pensare alla carenza di sostituti, in pediatria e in medicina generale, come ad esempio per le colleghe che vanno in maternità. Spesso non ci sono stati sostituti neppure quando alcuni medici di medicina generale e pediatri hanno avuto il Covid e sono stati costretti a lavorare da remoto pur di non abbandonare i loro pazienti».


Un’emergenza nell’emergenza. Come quello che accade nei Pronto soccorso «dove i medici continuano a lavorare spesso senza pause e vengono supportati da colleghi di altri reparti per sopperire alla carenza. Ci siamo sostenuti a vicenda, ma non possiamo più pretendere l’impossibile da una classe medica che si è dimostrata tutta egregia nella pandemia». Per il dottor Borromei esiste una sola strada: rivedere gli organici, stabilire meglio le funzioni, organizzare nuove turnazioni. Ma anche più borse di studio, più attenzione all’habitat lavorativo e meno burocratizzazione della professione, «per restituire finalmente al medico quel tempo clinico che sta alla base del rapporto con i pazienti. Senza partire dal particolare non si può pensare di risolvere il generale, per questo auspichiamo che dopo la terribile parentesi della pandemia si abbia la volontà vera di inserire i medici nel confronto, fattivamente e non solo a parole».
 

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