Parlando di futuro, la signora del vino Angela Velenosi: «Ci aspetta una gara come quella dei cento metri»

Angela Velenosi
Angela Velenosi
di Laura Ripani
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Martedì 8 Giugno 2021, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 16:22

ASCOLI - Il Covid l’ha investita come un tir ma ha reagito da atleta; la pandemia si è abbattuta come uno tsunami sui suoi affari i ma la diversificazione l’ha salvata; il passaggio generazionale la faceva temere ma i suoi due figli hanno deciso di proseguire la storia di successo della sua cantina: l’ottimismo di Angela Velenosi è contagioso e fa bene alla propria azienda di vini e all’economia picena in generale. Già Cavaliere della Repubblica, è stata nominata da poco nuovo presidente della Confesercenti di Ascoli, prima donna ad assumere tale incarico. 

La salute prima di tutto: postumi del Covid?
«Sto bene grazie, ma è stata dura. Anzi, non solo a novembre me la sono vista brutta ma nei giorni scorsi ho anche fatto il vaccino perché era trascorso troppo tempo: ho addirittura avuto un giorno di effetti collaterali simili a quelli del virus ma poi sono stata benissimo, l’antidoto si è portato via addirittura gli strascichi della malattia che erano restati. E ho anche ricominciato ad allenarmi...».


Perché adesso bisogna riprendere a correre...

 
«Sicuramente. Ma questa ripartenza credo che sarà a piccoli passi, non siamo ancora totalmente fuori dalla pandemia. Penso a Paesi come Cina, Giappone, Thailandia e Canada dove siamo in piena terza ondata, realtà importanti per i nostri mercati».


Terza ondata? Ma non sono ancora arrivati i vaccini?
«Va detto che ci sono aree del mondo nelle quali si è molto indietro. In particolare mi stupiscono Giappone e Canada. E lo voglio rendere noto non tanto perché sono mercati importanti per prodotti come i vini ma soprattutto affinché anche da noi non si sottovaluti il problema: o ci immunizziamo o faremo la stessa fine».


Non ci spaventi.
«No, certo, lo dico per prevenire. Perché l’economia è in un momento delicatissimo e noi fino a oggi abbiamo arginato le conseguenze con i vari bonus spendendo però soldi a debito».


Sbagliato?
«Per carità, giustissimo, sono stati strumenti importanti, efficaci e doverosi soprattutto per sostenere i settori più penalizzati ma dobbiamo essere consapevoli che il nostro comportamento peserà sulle generazioni future».


Quindi?
«Dobbiamo metterci sotto visto che ora abbiamo gli anticorpi. Se fosse una disciplina sportiva, il periodo che ci attende lo paragonerei ai 100 metri. Serve sprint, potenza esplosiva».


Lei ne ha il fisico...
«Dobbiamo stare attenti, invece. Perché c’è tanta voglia di uscire e la ristorazione - che è il campo principe del mio settore - deve garantire sicurezza. Proprio per evitare di fare la fine di quei Paesi che oggi sono di nuovo a rischio».


Però qualche segnale positivo c’è.
«Sì, il momento è caldo ed è bello.

La Germania, ad esempio, sta ripartendo così come il resto d’Europa. Ma il futuro è carico di incertezze».


Come mai?
«Arrivano notizie contrastanti. Non si trova manodopera né camerieri ad esempio, ma c’è disoccupazione. Come conciliare questi due estremi? Chi ha ragione?».


Lo dica lei...
«Bisogna capire cosa sta succedendo, quale cortocircuito si è instaurato per poi far ripartire tutto il sistema».


Lei cosa suggerisce?
«Io posso dire cosa abbiamo fatto noi in azienda durante questo periodo di lockdown se può essere d’aiuto. Abbiamo colto il periodo difficile come un’opportunità. Abbiamo rinnovato il prodotto nel packaging e nel contenuto, sull’onda del successo per brindare alla rinascita». 


Velenosi 2.0?
«Esattamente. Innanzitutto è arrivata la bella notizia che anche mio figlio Matteo dopo Marianna, ha deciso di impegnarsi in azienda. è stato una sorta di ritorno a casa per lui che aveva intrapreso una brillante carriera accademica ma così la Velenosi si è garantita un ricambio generazionale che dà continuità. I nostri stessi collaboratori hanno interpretato questo come un segnale di solidità e continuità che ci ha fatto enormemente bene. E poi abbiamo così potuto accelerare quel processo di sviluppo digitale che prima o poi ci sarebbe dovuto essere».
In che modo?
«Se la ristorazione, con i locali chiusi, ha indubbiamente segnato il passo, ci siamo potuti concentrare sulla vendita on line dei nostri prodotti e ci ha salvato anche la grande distribuzione. Insomma, la capacità di diversificare e di cogliere le nuove opportunità offerte specialmente da Internet ci hanno permesso di affrontare questo momento difficile per tutti».
Progetti per il futuro, dunque?
«Tanti e belli. Un agriturismo che apre dunque alla nostra cantina la possibilità di ospitalità. Un importante segnale per tutto il territorio piceno, tra l’altro, perché la nostra zona non può prescindere dal turismo ma oltre alle forme classiche di accoglienza sulla costa anche l’entroterra è ricco di opportunità».
Lei però va anche controcorrente.
«Quando sento dire ai miei colleghi che questo periodo ha consentito loro di restare in famiglia penso invece ai miei clienti, all’impossibilità di incontrarli, di avere con loro i rapporti umani fondamentali, soprattutto quelli della ristorazione che sono stati chiusi. A me onestamente sono mancati questi momenti, mi è dispiaciuto lasciarli soli così come l’impossibilità di partecipare alle fiere per me è stata una prova difficile».
Appunto...lei abituata all’estero nei giorni scorsi è stata nominata presidente della Confesercenti Ascoli. Cosa vuole portare?
«Sono entrata in questo sindacato perché credo che ci sia un gruppo di imprenditori che vuole risolvere problemi e rilanciare l’economia. Sono felice soprattutto del mio CdA, orgogliosa peraltro che ci siano molte donne a cominciare dalla vicepresidente».

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