ANCONA - La grande storia di lavoro, perseveranza e successo della cantina Umani Ronchi, la pone tra i vessilli del vino italiano. Per gli americani di Wine Spectator, la rivista-bibbia per il vino nel mondo, l’azienda anconetana rientra nei 34 produttori che rappresentano l’eccellenza del settore.
A farla salire sul podio dell’élite italiana, che divide con i grandi del Barolo, della Toscana, del Veneto, case prestigiose della Sicilia, dell’Umbria o del Trentino, non sono stati i suoi vini premiati ma il suo esprit maison che la fa spiccare nel paesaggio viti-vinicolo del Bel Paese e la rende unica nelle Marche. «Essere tra i 34 – riconosce Michele Bernetti – è davvero un onore. Premia la nostra presenza agli eventi-degustazione “Operawine”, organizzati dal 2011, in apertura del Vinitaly di Verona da Wine Spectator. Iniziativa annullata quest’anno a causa del Covid».
Il premio alla costanza
Modesto, si dimentica che la sua presenza è subordinata ad un invito della rivista riservato solo a quei vini italiani che giudica i cento migliori dell’anno. Pertanto, essere nel Club dei 34 è un premio alla costanza della qualità delle sue produzioni ed incorona otto anni di presenza. «I valori fondanti della nostra cantina – spiega Michele, terza generazione alla guida della Umani Ronchi – sono quelli di avere un approccio completo che passa da un controllo totale della filiera». Una visione che i Bernetti hanno saputo non solo mettere a sistema ma lo hanno fatto anche con il giusto metodo. Da Serra de’ Conti a Roseto degli Abruzzi, l’azienda vanta oggi una superficie vitata di 210 ettari, tutti distribuiti lungo la costa adriatica. Chilometri di filari, 185 per essere precisi, tra colline e mare. Dieci vigneti baciati da un terroir che fanno delle Marche una regione davvero speciale. «Abbiamo sempre ricercato le terre particolarmente vocate – precisa - ed investito nelle più evolute tecniche agronomiche ed enologiche.
Lo spirito della casa
Modi di fare, di rapportarsi che crea lo spirito della casa, quello che fa la differenza. «Il principio è mai riposarsi sugli allori – insiste -. Le medaglie si guadagnano, ma sono il frutto della passione e della professionalità, del team e di politiche flessibili, di apertura mentale e di un ascolto attivo dei mercati». Con il principio di «rinnovarsi senza sposare necessariamente le tradizioni», i vini Umani Ronchi sono presenti in oltre 60 paesi. «Coltiviamo nel pieno rispetto dell’equilibrio della natura – aggiunge - e dell’ecosistema». Principi che la famiglia Bernetti ha messo in pratica dedicandosi ad una viticoltura esclusivamente biologica. «Una scelta tecnica ancora prima che ideologica – conclude Bernetti –. Perché noi amiamo le nostre terre e, siccome le teniamo in alta considerazione, ne rispettiamo la biodiversità».
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