Macerata, vuole i soldi per la droga e minaccia di morte la madre: ragazza finisce sul banco degli imputati per tentata estorsione

Un'aula del tribunale
Un'aula del tribunale
di Benedetta Lombo
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 12:10

MACERATA Minacce di morte alla madre e aggressioni per convincerla a darle i soldi per l’acquisto di droga, 27enne a giudizio per tentata estorsione. Prosciolta dall’accusa di violenza privata. La vicenda è finita ieri all’attenzione del giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Macerata Giovanni Maria Manzoni e del pubblico ministero Rosanna Buccini. I fatti confluiti nel procedimento invece risalgono a novembre del 2021. Secondo la ricostruzione accusatoria la giovane, che oggi ha 27 anni, in più occasioni, per convincere la madre a darle i soldi, l’avrebbe picchiata e minacciata.  Per l’accusa il denaro le sarebbe poi servito per acquistare sostanze stupefacenti. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti in un’occasione avrebbe sferrato un pugno alla tempia della madre, in un’altra circostanza invece l'avrebbe presa a schiaffi e un giorno avrebbe anche cercato di soffocarla. Non solo. La figlia avrebbe anche minacciato di morte il genitore. «Vuoi vedere come ti picchio?», le avrebbe urlato.

Per poi arrivare a vere e proprie minacce di morte: «Mi compro una pistola. Ti sparo. Ti ammazzo».

La sofferta chiamata ai carabinieri

Un giorno però, disperata, dopo l’ennesima violenza subita, la madre aveva chiamato i carabinieri. Sempre secondo la ricostruzione accusatoria in una circostanza, pretendendo una ricarica sulla propria Poste Pay, la figlia avrebbe colpito la mamma con uno schiaffo al volto, le avrebbe preso il Tablet ma non sarebbe comunque riuscita ad effettuarsi la ricarica perché non conosceva il codice del conto. Ieri, dunque, si è celebrata l’udienza preliminare a carico della 27enne, difesa dall’avvocato Laura Fratini. Il Gup Manzoni ha disposto il rinvio a giudizio per il reato di tentata estorsione e il processo si aprirà il prossimo 13 novembre, mentre ha prosciolto l’imputata dall’accusa di violenza privata con la formula perché il fatto non sussiste.

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