Lanciani, presidente provinciale dell’Ordine degli architetti: «Il Superbonus non è la soluzione, va aumentato il contributo sisma»

Un cantiere della ricostruzione post sisma
Un cantiere della ricostruzione post sisma
di Giulia Sancricca
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Domenica 31 Marzo 2024, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 15:56

MACERATA «Bisogna lavorare sull’aumento del contributo parametrico». Ne è convinto da tempo Vittorio Lanciani, presidente dell’Ordine degli architetti di Macerata che aveva espresso la sua opinione rispetto al Superbonus già diversi mesi fa. Ora, dopo quanto accaduto con la bozza del decreto del Consiglio dei ministri, torna a ribadirlo dettando quella che - a suo avviso - può rappresentare la strada per sbloccare una volta per tutte la ricostruzione.

La posizione

«Ho già scritto al commissario Guido Castelli - dice -.

Secondo me cosa fare è di una semplicità unica. Il Superbonus, purtroppo, droga anche gli importi dei progetti. Dobbiamo tornare al modus operandi del 1997. All’epoca, per la ricostruzione, c'era un contributo di base. È questo che la struttura commissariale dovrebbe istituire, togliendo il 110% una volta per tutte e incrementando il contributo. La percentuale? È il commissario stesso che ha gli strumenti per calcolarla. Ci sono 18mila progetti presentati, c’è quindi una storia di quanto accaduto finora con la ricostruzione che ci permette di sapere di quanto è carente il contributo attuale. Aumentandolo, si hanno i soldi necessari per ricostruire».

Secondo Lanciani, infatti, un conto è occuparsi di riportare i terremotati a casa propria e un conto è occuparsi dell’efficientamento energetico. In quel caso, qualora i proprietari volessero delle migliorie su questo fronte, si può pensare a un bonus per i pannelli solari o a un eventuale accollo». La priorità, quindi, secondo il presidente provinciale degli architetti, è di «tutelare chi non ha i soldi per l'accollo ma il diritto di tornare a casa. Dobbiamo avere un contributo sufficiente per fare i lavori».

I fondi

Lanciani prevede anche una possibile soluzione nel caso che a un certo punto il progettista si accorga che i soldi non sono sufficienti: «Anche in questo caso venga fatto come nel 1997: ci sarà un confronto tra progettista e Ufficio speciale per la ricostruzione e, in base a motivi giustificati in cui viene riscontrato che il contributo è più basso del necessario, verrà concessa la differenza». Altro tema su cui intervenire sono le scadenze: «Basta con i termini - conclude -. Dobbiamo fare una ricostruzione di qualità, senza sperperare soldi pubblici, ma che vada in porto. Fare le cose nei tempi giusti significa farle meglio e spendere meno soldi. Questa è l’unica soluzione per far sì che la ricostruzione marci spedita, senza più stop e brutte sorprese che riguardino i contributi. Il Superbonus non è comunque la soluzione perché c’è un problema di fondo che riguarda la cessione del credito: le banche finanziano le imprese grandi e quelle piccole non hanno gli strumenti per tenerselo in pancia».

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