Macerata, la rinascita passa anche dalle aziende: «Il cratere venga considerato come il Mezzogiorno»

Macerata, la rinascita passa anche dalle azienze: «Il cratere venga considerato come il Mezzogiorno»
Macerata, la rinascita passa anche dalle azienze: «Il cratere venga considerato come il Mezzogiorno»
di Giulia Sancricca
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Venerdì 2 Febbraio 2024, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 19:45

MACERATA Speravano nella Zes (Zona economica speciale) gli imprenditori del cratere. Ma si è fermata in Abruzzo e ancora una volta, nelle terre ferite dal sisma, si devono stringere i denti e andare avanti nell’attesa del rilancio. Ma più la ricostruzione avanza - grazie alla spinta impressa dal commissario Guido Castelli - più il timore che le strutture restaurate non vengano vissute si fa grande. Una paura che riguarda sia il tema dei residenti che delle imprese. E lo confermano i rappresentanti delle associaizoni di categoria.

La posizione

«Il cratere vada considerato come una nuova regione - dice Giorgio Menichelli, segretario generale Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo -. Un territorio che ha subìto una forte depressione economica e quindi deve essere sostenuto tanto quanto il Mezzogiorno. Con questo concetto non voglio togliere nulla alle regioni del sud, né sminuirne le grandi qualità e caratteristiche o le necessità, ma trovo sia importante puntualizzare un paradosso che si è creato: l’Abruzzo ha già un regime agevolato, entrando nella decontribuzione Sud che prevede un esonero contributivo per i datori di lavoro privati con sede in una delle otto regioni del Mezzogiorno. In questo modo, ricordo, anche la porzione di cratere abruzzese ricade nella decontribuzione Sud ed è nata una disparità tra gli altri territori dell’area sisma 2016 (l’Abruzzo beneficia inoltre dei vantaggi della Zes). Allora, sarebbe auspicabile prevedere anche una nona regione, quella Appenninica del cratere, in tale decontribuzione Sud». Secondo Menichelli, questo tipo di tassazione porterebbe verso una più equa ridistribuzione della popolazione, «osservando che la densità abitativa di certe grandi città è diventata asfissiante».

L’appeal

«L’entroterra - prosegue - si trasformerebbe in meta appetibile da ripopolare, valutando poi la grande opportunità residenziale dei nostri borghi.

Non serve andare troppo lontani, basta guardare a Cantiano (in provincia di Pesaro-Urbino), dove il progetto “Case a un euro” ha sollevato grande interesse. Del resto, in Italia ci sono più di due milioni di abitazioni non occupate nei comuni con meno di 5mila abitanti. Penso, quindi, che il tema del lavoro debba essere messo al centro. Agevolazioni tributarie, semplificazioni e qualsiasi leva fiscale per attrarre lavoro sui territori del sisma. Una fiscalità attenta alle esigenze di imprenditori e lavoratori sarà il volano per il ripopolamento, molto più rapida nella sua attuazione rispetto all’istituzione della Zes». Sulla stessa linea Maurizio Tritarelli, presidente di Cna Macerata: «Speravamo nella Zes - dice - ma si è fermata in Abruzzo e la nostra regione non è stata coinvolta. Se non si interviene a livello fiscale c’è il rischio è gli stabili ricostruiti diventino scatole inutilizzate». Tutti d’accordo sul fatto che bisogna attrarre chi se n’è andato e anche chi vuole cambiare paese. Ma come? «Di sicuro non continuano a tagliare i servizi: come può un giovane scegliere uno dei paesi dell’entroterra se si continuano a chiudere i servizi essenziali, dalla sanità agli sportelli bancomat? Servono risorse per incentivare gli anziani a venire qui, magari con la defiscalizzazione. Per i giovani, invece, credo che sia più difficile». Necessaria poi anche la linfa vitale per le imprese: «Servono sgravi fiscali. Anche se ci fosse la parità dei servizi, un’impresa che lavora nell’entroterra non è paragonabile a quella sulla costa. Vengano dati incentivi a chi ha il coraggio di investire nel cratere. Ormai la ricostruzione marcia spedita, ma sul futuro purtroppo non vedo molte idee».

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