Testamento falsificato ed erede raggirato per il lascito milionario: due avvocati sospesi per un anno

Testamento falsificato ed erede raggirato per il lascito milionario: due avvocati sospesi per un anno
Testamento falsificato ed erede raggirato per il lascito milionario: due avvocati sospesi per un anno
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Giovedì 27 Gennaio 2022, 13:48 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 08:41

MACERATA - Sono accusati di aver falsificato un testamento e di aver circuito l'erede: interdetta ogni attività per un anno a due avvocati. Il tribunale del riesame ha stabilito la sanzione (aggravando un primo provvedimento di divieto di avvicinamento) dopo che l'indagine della Finanza aveva fatto emergere pesanti accuse. Secondo le Fiamme Gialle, infatti, i due avrebbero falsificato il testamento di una ultranovantenne di Civitanova intestando metà della copiscua eredità (circa 3 milioni in totale) ad una di loro. Non solo avrebberò anche cirucito il figilio per poter liberamente disporre del resto del lascito. I reati di cui sono accusati sono falsificazione di testamento e circonvenzione di incapace.

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Nel mese di novembre dello scorso anno, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria aveva dato esecuzione a misure cautelari personali, disposte dal Gip presso il Tribunale di Macerata, nei confronti di due legali, entrambi iscritti all’Ordine degli Avvocati di Macerata, indagati per i reati di falsificazione di testamento e circonvenzione di incapace.

La vicenda traeva origine dalla morte di una signora ultranovantenne di Civitanova Marche, avvenuta nell’ottobre 2020, a seguito della quale all’unico figlio avrebbe dovuto spettare l’intera cospicua eredità. In realtà, dalle investigazioni eseguite dai finanzieri, su delega della Procura della Repubblica di Macerata, era emersa l’esistenza di un testamento apocrifo, sulla base del quale la metà del patrimonio sarebbe spettata di diritto all’avvocatessa, nonché la circostanza che gli indagati, approfittando della condizione di debolezza dell’unico figlio, in precarie condizioni fisiche e mentali, e attraverso una frequentazione assidua e costante, lo avevano indotto a firmare una procura generale a favore di uno di loro. Sulla base delle indagini esperite, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale aveva disposto, a carico dei due legali: l’interdizione per un anno dalla professione di avvocato, in ordine alla cura, in ogni sede giudiziaria ed extragiudiziaria, degli interessi della vittima nonché alla cura e gestione di ogni procedura in materia di interdizione, inabilitazione e amministrazione di sostegno; il divieto di comunicazione e di avvicinamento all’abitazione e alla persona della vittima, mantenendo una distanza minima, da controllare mediante l’applicazione di braccialetti elettronici. A seguito di ricorso proposto dal Pubblico Ministero, la Sezione Riesame e Appelli del Tribunale di Ancona, ha disposto l’aggravamento delle precedenti misure cautelari, ordinando l’interdizione da tutte le attività inerenti alla professione di avvocato per la durata di 12 mesi. Alla base di tale decisione vi sono una serie di significativi episodi rilevati dagli inquirenti nel corso delle indagini, in ordine ai quali sono stati ritenuti sussistenti gli estremi per la configurazione del reato di circonvenzione di incapace: era infatti emerso che i due legali, abusando della situazione di “fragilità” della vittima, l’avevano indotta a sottoporsi ad una serie di costose visite specialistiche presso professionisti (anche rinomati) in psichiatria, al fine di ottenere diagnosi di “normalità” mentale e psichica, in modo da indurlo ad agire in giudizio per provocare la revoca dell’amministratore di sostegno, onde poter avere “campo libero” nella gestione del patrimonio della vittima. Proprio alla luce di tali circostanze, il Tribunale, oltre a confermare il divieto di avvicinamento a quest’ultima, ha esteso la misura interdittiva già adottata, ricomprendendovi tutte le attività inerenti alla professione legale. 

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