Oggi, 31 marzo 2022, è l'ultimo giorno dello stato d'emergenza anti Covid. Ma non per tutti. Restrizioni e cautele non cambiano per le 4.629 Rsa italiane che ospitano complessivamente circa 250.000 persone anziane o con gravi problemi di autosufficienza.
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La ragione di questa estreme cautela è chiarissima: la pandemia non è finita e per quanto Omicron sia una variante meno pericolosa delle precedenti la mortalità causata dal virus resta decisamente alta e in Italia resta vicina a una media di 150 decessi al giorno.
Allerta sindrome di abbandono
Non tutti condividono questa prudenza. «Quest'ultimo anno nelle Rsa il livello di mortalità è quadruplicato e non per il Covid ma per la sindrome di abbandono e sindromi depressive».
Cosa prevede la legge
Ma perché le visite nelle Rsa restano così difficili? In realtà la legislazione nazionale non prevede restrizioni ad hoc. Anzi, negli ultimi due anni nei decreti sul Covid che si sono succeduti uno dopo l'altro il governo ha consentito una certa liberalità per l'ingresso nelle Rsa. Il fatto è che tutte le varie disposizioni lasciano alle direzioni sanitarie dei singoli istituti un amplissimo margine d'azione. Dunque si è creata una situazione a macchia di leopardo dove alcune Rsa adottano comportamenti meno restrittivi di altre.
Per completare il quadro va detto che in virus non concede tregua. E' di ieri la notizia che nelle Rsa del Veneto si contano oltre mille contagiati e che la mortalità è bassa solo grazie a una campagna di vaccinazione delle terze dose vicina al 100%.
Le Rsa, inoltre sono super-controllate. A gennaio i carabinieri del Nas ne hanno passato al setaccio 546 trovando irregolarità più o meno gravi in 107 strutture.
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