Gol, morsi e magie il Mondiale è eterno
Il torneo finisce, ecco che cosa lascia

Gol, morsi e magie il Mondiale è eterno Il torneo finisce, ecco che cosa lascia
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 14 Luglio 2014, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 13:28
RIO DE JANIERO - Il mondiale finito, un anno se ne va. Non stato proprio il mondiale dei mondiali, ma solo un Mondiale come un altro. Belle partite, gare oscene, arbitri scarsi, grandi talenti, botte, morsi, spray, moviole, time-out. Tutto, insomma. È stato il Mondiale delle lacrime, quelle per telecamere e fotografi, vedi David Luiz, Julio Cesar, James Rodriguez, e quelle che ti restano dentro, vedi quelle della famiglia Robben. Il piccolo in tribuna, Arien in campo, tutto in quell’abbraccio. Quando uno, Robben senior, si rende conto di non poter vincere il mondiale, si accorge, toccando le lacrime di Robben junior, dell’importanza dell’infinito. Applausi alla spontaneità.



ARBITRI E INNOVAZIONI

È stato anche il mondiale delle innovazioni. Abbiamo visto il time out. Faceva talmente caldo che a tanti è apparso anche quando non c’era, vedi Italia-Inghilterra L’arbitro fa riprendere il gioco qualche istante dopo il previsto? Time out. No. Pausa e basta. Fa caldo, tutti lo auspicano ma l’innovazione cestistica arriva per la prima volta durante Olanda-Messico, a Fortaleza, ottavo di finale. Il termometro supera i trenta gradi, l’umidità intrappola anche le zanzare. Lì, l’arbitro portoghese Pedro Proença passa alla storia per aver decretato il primo time out nel calcio. «Al 31' di Olanda-Messico, l'arbitro portoghese Proenca ha deciso di sospendere il gioco per consentire ai calciatori di riprendere fiato e rinfrescarsi. Alle 13,31, la temperatura supera i 30 gradi. Come previsto, lo stop è durato tre minuti», lo storico flash d’agenzia, quasi come lo sbarco dell’uomo sulla luna. Dal time-out allo spray, altra geniale innovazione. Un semplice spruz e improvvisamente l’arbitro si fa rispettare. Bello, funziona. Tutti felici e immobili dietro la linea di schiumosa. Siamo poi all’intervento della tecnologia, quella vera, durante Francia-Honduras: il gol di Benzema è stato convalidato grazie alla Goal Line Technology. Il tiro del centravanti francese si stampa sul palo dopo aver percorso tutta la linea di porta e alla fine un intervento maldestro del portiere dell’Honduras rimanda il pallone dentro. Per fugare tutti i dubbi arriva in soccorso televisivo. Ne parlava quindici anni fa Aldo Biscardi, ci siamo arrivati. Alleluja.



IL TOP GOL

Come non portarsi dentro il fantastico gol di James Rodriguez contro l’Uruguay? Stop di petto al limite dell’area, la palla scende, non tocca terra, parte il piede sinistro, gol. Muslera non poteva nemmeno pensare di interrompere quella musica, anche volendo. Sarebbe stato un delitto. Come rompere un quadro d’autore. E’ stata una bellezza da perdere il fiato.



PARA RIGORI PER FINTA

Il genio di van Gaal non ha limiti. Ha fatto credere alla sorprendente banda costaricana che Krul fosse il miglior para rigori della storia del calcio. Siamo ai quarti di finale, l’Olanda vive una specie di psicodramma: 0-0 dopo i tempi regolamentari contro il modesto Costa Rica. Un minuto prima Luis manda in campo il secondo, appunto Krul. Il primo, Cillessen, esce, non la prende benissimo e comincia a dare calci a tutto ciò che gli capita davanti. Ma quel che conta per il diabolico ct olandese è far pensare agli avversari che Krul entra perché ne sa. Ma cosa? ninete. Non ne sa niente. Però para due tiri dal dischetto, magari proprio perché gli avversari erano convinti di avere davanti Lev Ivanovich Yashin. Un bluff al tavolo da poker: vincere senza punto. Un fuoriclasse. Van Gaal, non Krull, che poi in semifinale è tornato in panchina e non è entrato per i rigori. Ormai era il bluff era scoperto.



L’ITALIA NON SI DESTA

Ci sono due flash che riguardano la nostra nazionale. 1) Il morso di Suarez a Chiellini. E’ l’appiglio a cui è legato il rimpianto e al cosa sarebbe successo se l’arbitro Moreno Rodriguez avesse visto quel gesto cannibale del pistolero? 2) L’espulsione di Marchisio. Ridicola. Come ridicola, effettivamente, è stata la perfomance azzurra in Brasile. E anche qui: cosa sarebbe successo se, sempre Moreno, non avesse estratto così prematuramente il cartellino rosso in faccia a Marchisio? L’Italia è uscita per demeriti, ma queste due hanno accelerato l’agonia. Il problema è sempre lo stesso: se sei già brutto e antipatico, facile che gli altri ti allontanino. Non ci resta che Rizzoli.



BOTTE DA ORBI

Si è detto e si dirà: questo è stato il Mondiale in cui si è ammonito ed espulso meno di quelli precedenti. Vero. Ma è stato anche quello in cui si sono viste botte da orbi. Neymar è finito sul più bello per colpa di una botta sulla fondoschiena da parte di Zuniga. Dice: s’è scusato. Ma chissenefrega. Neymar ha rischiato di non camminare più.



LE CADUTE RUMOROSE

Cristiano Ronaldo? Non pervenuto. La Russia di Capello? Via subito. Prevedibile. L’Italia out al primo turno Immaginabile. E la Spagna? Come l’Italia, ma era difficile da prevedere. C’è un’immagine del quotidiano Marça che racconta l’amarezza di un popolo e la caduta dei sui Dei: Iniesta di spalle, a centrocampo, lo sfondo verde del terreno di gioco e sopra una scritta The End. Senza aggiungere altro. Malinconia.



OTTO, NOVE A UNO PERCHÉ NO?

Un’altra caduta rovinosa, quella del Brasile. La Germania vince 7-1 contro gli uomini di Scolari. È come se uno ti entra dentro casa e comincia a buttare per terra tutti i piatti e bicchieri. Rompe e se ne va. Un disastro. Una partita vinta senza fatica, la Germania segna la resa di una squadra e di un popolo, che finisce in lacrime. Nessuno si capacitava di ciò che stava accadendo, non c’era tempo, i tedeschi continuavano a puntare il povero Julio Cesar, che a fine partita, ha pianto. Ha pianto anche dopo i rigori parati contro il Cile. Un pianto continuo. Il Brasile, questo, un pianto in generale.



SOCIAL E FAKE

Serey Die, centrocampista ivoriano, prima della sfida contro la Colombia, scoppia in lacrime durante l'inno nazionale. In un primo momento si era diffusa la voce che Die avesse da poco appreso della morte del padre, ma poi lo stesso centrocampista, attraverso i social, fa luce su quanto accaduto. «Era l’emozione di rappresentare il mio Paese, ma è vero che in quei momenti ho pensato a mio padre, morto nel 2004». Che non è proprio a ridosso della partita. A volte i social, e questo Mondiale lo ha dimostrato, fanno danni, ma a volte servono per chiarire certe suggestioni tutte nostre. Meglio Die, insomma, che spiega e chiarisce, che Balotelli quando annuncia il suo matrimonio con Fanny.
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