Il Pronto soccorso del Murri in trincea anche dopo il Covid: mobilitati gli altri reparti

Fermo, il Pronto soccorso del Murri in trincea anche dopo il Covid: mobilitati gli altri reparti
Fermo, il Pronto soccorso del Murri in trincea anche dopo il Covid: mobilitati gli altri reparti
di Francesca Pasquali
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Giovedì 17 Giugno 2021, 09:54

FERMO - Torna a serrare i ranghi il pronto soccorso dell’ospedale Murri. Ma stavolta il Covid non c’entra. C’entra l’estate e l’attesa, e consueta, vagonata di pazienti. Ne sa qualcosa il primario Alessandro Valentino, che s’è fatto le ossa tra Riccione e Cesena.

Dottore, com’è la situazione del pronto soccorso?
«Nell’ultimo periodo il numero di pazienti Covid è drasticamente diminuito, ma si è impennato quello dei pazienti affetti da altre patologie. Ci aspettiamo un continuo incremento per estate».

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E ora?
«Per adesso parliamo di un centinaio di accessi al giorno, numeri che al momento riusciamo a fronteggiare. Il problema sono i pazienti che stazionano a lungo al pronto soccorso. È un carico di lavoro al quale fatichiamo a dare risposta, perché l’equipe non è tagliata per questo tipo di lavoro, ma per stabilizzare e rimandare a casa o ricoverare i pazienti. Ma è un problema che speriamo di aver in parte risolto».
In che modo?
«Lunedì è stato raggiunto un accordo con i reparti dell’ospedale, per cui ognuno, ogni giorno, dovrà garantire il dieci per cento di posti letto per i pazienti acuti che arrivano dal pronto soccorso. Parliamo di una quota minima di diciotto letti. Un passo avanti che ovvia a una forte carenza, anche se continuiamo a risentire della scarsità di medici».
Si tratta di un problema storico e mai risolto.
«L’equipe dovrebbe contare ventidue medici, ma ne abbiamo solo cinque. Più dodici che afferiscono al 118 e che ci stanno dando una grossa mano per la copertura dei turni. I medici della cooperativa coprono, per ventiquattr’ore al giorno, una parte del pronto soccorso. Poi ci sono i medici di Medicina interna che hanno lavorato già in pronto soccorso e che hanno dato la disponibilità a coprire i turni. Inoltre, stiamo inserendo medici di formazione specialistica. Sempre da lunedì, alla specializzanda che già avevamo, se n’è affiancata un’altra. Anche loro danno un aiuto importante».
Ma sono previsti altri arrivi per l’estate?
«Il direttore generale ha individuato diversi medici a cui sono state inviate le richieste di assunzione a tempo determinato. La necessità di integrare il personale è imprescindibile, altrimenti si rischia di fare fatica a dare risposte di qualità quando i numeri aumenteranno».
Che ne pensa della proposta di istituire punti di primo intervento territoriali per l’estate? Potrebbe essere un aiuto importante?
«Va benissimo aprire punti di assistenza medica sul territorio per dare una risposta ai pazienti con problemi lievi, anche per evitare di intasare il pronto soccorso. Ma, quando i problemi non sono lievi, la centralizzazione è necessaria, perché i punti periferici non possono avere le stesse possibilità diagnostiche che ha un pronto soccorso».
A che punto sono i lavori per la nuova Tac?
«Stanno andando avanti nei tempi previsti. Nella migliore delle ipotesi potrà essere consegnata in estate, ad agosto, più probabilmente a settembre. La forte esigenza di una Tac in pronto soccorso è nata con l’avvento della pandemia. Adesso, il problema è sentito molto meno».
Da quattro mesi e mezzo si trova alla guida del pronto soccorso dell’ospedale Murri. Qual è il suo prossimo obiettivo?
«Sto cercando di lavorare tanto sull’integrazione.

Vorrei che nessuno, fra quelli che lavorano al pronto soccorso, si sentisse un corpo estraneo e che, a sua volta, nessuno dell’equipe vedesse gli altri come un corpo estraneo. Insomma, vorrei che tutti ci sentitissimo parte della stessa squadra e tesi all’obiettivo di dare la migliore risposta di cui i cittadini hanno bisogno».

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