Nell’ultramaratona elettorale: Pesaro è alla partita della vita

Nell’ultramaratona elettorale: Pesaro è alla partita della vita

di Simonetta Marfoglia
4 Minuti di Lettura
Sabato 23 Marzo 2024, 12:24
Veni, vidi, idi. Il divino Giulio (il Cesare per antonomasia non Andreotti) non ce ne vorrà per l’irriverente combo con cui andiamo a introdurre il convulso tempo della politica pesarese che, neanche a farlo apposta, al momento ha (soc)chiuso il trittico delle candidature a sindaco arrestandosi sull’uscio di un fatidico 15 marzo, esattamente alle 23.46 del 14 quando, in modalità simultanea e sincrona il Pd ha twittato il nome atteso della coalizione di centrosinistra, ovvero il campo largo con cui il laboratorio Pesaro ha già fatte le prove facendo entrare i 5 Stelle in giunta. Il nome è quell’Andrea Biancani, vice presidente del consiglio regionale (nickname Mister Preferenze) già indicato illo tempore ma rimasto fermo ai box perché la politica va così, se è troppo piana e decifrabile finirebbe con il perdere quella suspense da Oscar. Avanti dunque, ora si fa sul serio per quella che si annuncia una campagna elettorale da Badwater 135, l’ultramaratona statunitense più dura al mondo, meno di 90 giorni all’alba, pardon al voto, in cui a Pesaro si gioca, politicamente parlando, la partita della vita. Rien ne va plus. La posta non è alta: di più. Le elezioni amministrative dell'8 e 9 giugno sono uno snodo fatidico e fondamentale non solo per la città ma per l’intera regione. Persa l’anno scorso Ancona Pesaro nelle Marche è l’ultima roccaforte della sinistra (per carità non chiamiamola più rossa che ormai è una tinta alla camomilla): dal 1946 a oggi, la città oggi Capitale italiana della cultura 2024 (spot time, come i passaggi della pubblicità in tv), ha visto succedersi nove sindaci, tutti provenienti dall’area di sinistra, Pci, prima e Pds/Ds/Pd dopo. Un risultato mai in discussione. Il primo brivido nel 2019 quando Matteo Ricci era in corsa per il bis. Veniva dallo scivolone della candidatura parlamentare dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti nel locale collegio dove non solo non era stato eletto ma anche umiliato per essere stato sorpassato da altre figure locali come Anna Renzoni di Forza Italia. Non benissimo. E l’attuale opposizione con l’attuale coordinatore provinciale nonché consigliere regionale di Fratelli d’Italia Nicola Baiocchi aveva accarezzato l’impresa. Ma non c’è stato nemmeno il ballottaggio. Cinque anni dopo, come si dice, il vento nel Belpaese non solo è cambiato, ma ha spazzato via storiche certezze. Il centrodestra unito (che non so perché ma ogni volta che sento la definizione mi scatta la modalità “El pueblo unido” degli Intillimani) ora ci crede di poter cambiare l’alleanza di piazza del Popolo tanto più che la rondine sarda non ha fatto primavera e dopo la riconferma di Marsilio in Abruzzo e i vari pasticci sinistri su e giù per l’Italia l’umore della truppa resta alto e il rancio abbondante. Il nome viene dalla cosiddetta società civile terminologia omnicomprensiva e buona per tutte le stagioni: Marco Lanzi non è un politico, è un concentrato di attività (oltre a essere rappresentante del sindacato di polizia Siulp, fa volontariato, parla nelle scuole di cyberbullismo e nuota pure nella Rari Master, (soprannome “Il Capitano” ma poi certe similitudini finiscono qua) tuttavia non ha mai ricoperto nemmeno un incarico neanche nel consiglio di quartiere: su questo lui giocherà come punto di forza formando una propria lista civica. Caratteristiche: la faccia pulita, da bravo ed eterno ragazzo, nonostante i 60 anni e rotti (61 per la precisione) compiuti. Per inciso l’aria da scout del bravo, bravissimo ragazzo ce l’ha pure Andrea Biancani, il politico della porta accanto che piace anche a chi non vota Pd, selfiepresente sulle piattaforme social, che ha fatto status se non del dono dell’ubiquità almeno di quello della bilocazione (a proposito si intravedono frame di futuri spot con il candidato in sella a una Vespa, ma Benelli nulla? nemmeno rinverdendo una mitica Motorella?). Ma attenzione: i bravi ragazzi vanno in paradiso, le ragazze dappertutto. A chiudere il trittico c’è infatti una donna, Pia Perricci, avvocato nella vita extrapolitica, che rappresenta l’outdsider, o la classica terza via (tra l’altro in passato se si escludono Roberta Crescentini o Cristina Cecchini non è che ci si sia stracciate le vesti per cercare una papabile sindaca) . A capo della lista civica Vieni Oltre (dopo il “Gran bel po’” ricciano si sono sdoganate tutte le terminologie care alla pesaresità, un po’ meno alla grammatica) è stata la prima candidatura ufficiale alla poltrona municipale, la prima ad aprire la sede elettorale (in via Cialdini), la prima a presentare la squadra chiarendo subito che non farà apparentamenti. Tante primogeniture, ma correndo in solitaria rischia di essere schiacciata tra le due corazzate di csx e cdx, pur contando sull’agilità del motoscafo. Nel frattempo si è calata nel ruolo dell’agit-prop, punzecchiando a destra e a sinistra. Oggi intanto il centrodestra con Acquaroli in testa (e Lanzi naturalmente) si presenterà ufficialmente presso "Utopia" l'attività di ristorazione solidale al parco Miralfiore eletta a ideale cenacolo in modo bipartisan e trasversale. E comunque in politica utopia ha il sapore dell'ossimoro. Con buona pace di Cesare forse le Idi di Pesaro le abbiamo solo rimandate
© RIPRODUZIONE RISERVATA