Papa Francesco

L’ora dell’ascolto per la chiesa contemporanea alla storia

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 17 Ottobre 2021, 10:15

Si apre oggi in tutto il mondo la fase diocesana del Sinodo inaugurato domenica scorsa da Papa Francesco con la celebrazione nella basilica di san Pietro. «Noi, comunità cristiana - ha domandato il Pontefice - incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite, preferiamo rifugiarci nelle scuse del ‘non serve’ o del ‘si è sempre fatto così’?». Interrogativi importanti cui si cercherà di fornire risposte in ogni diocesi dove i vescovi, fino ad aprile 2022, danno il via alla “consultazione del popolo di Dio”. L’incipit deriva dalla costituzione apostolica “Episcopalis communio”, pubblicata tre anni fa, che ha rinnovato l’istituto del Sinodo dei vescovi voluto da Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II. La principale novità è proprio il primo momento che inizia questa domenica: l’ascolto della gente, la partenza “dal basso” tanto cara al Papa. «Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono. Ascoltiamoci», ha esortato Francesco. La consultazione, in ciascuna diocesi, si concluderà con una riunione pre-sinodale, il conseguente invio di tutti i contributi alle Conferenze episcopali e successivamente alla segreteria generale del Sinodo cui seguirà la realizzazione del primo Instrumentum laboris entro settembre 2022. Si aprirà così la fase continentale, incentrata sul dialogo, alla luce delle particolarità culturali di ogni territorio. Una volta redatto il secondo Instrumentum laboris, nell’ottobre 2023, si terrà l’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano. A quel punto sarà il tempo di tradurre in scelte concrete il grande lavoro compiuto incarnandolo nella vita quotidiana. «Fare Sinodo - ha spiegato ancora il Pontefice - significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme», precisando tre parole d’ordine che potranno fare da guida: «incontrare, ascoltare, discernere». Dinanzi a una società che spesso emargina, isola e tiene «a distanza di sicurezza» impedendo alle persone di essere realmente protagoniste, c’è una Chiesa in uscita, desiderosa di abbattere le barriere e creare occasioni di confronto.

Nessuno è in grado di salvarsi da solo, individualmente, ma il Padre Celeste ci attrae considerando l’articolata trama di relazioni interpersonali che si realizzano nella collettività umana. I veri cristiani - lungi dal compromettersi con i meccanismi corrotti e perversi di questo mondo - esprimono con decisione la loro identità testimoniando la fede con la vita, dando credibilità a ciò che professano più con l’esempio che con le chiacchiere. I seguaci di Cristo, infatti, non costruiscono la casa sulla sabbia, ossia solo sulle cose visibili e tangibili - tutte realtà che un giorno passeranno - ma sulla roccia della Parola di Dio e in ascolto dello Spirito Santo. È proprio ciò che si prefigge il Sinodo, cammino di popolo alla luce del Verbo incarnato, Gesù, che presenta sé stesso come «la via, la verità e la vita». Non hanno capito nulla coloro che, invece, vorrebbero confinare lo spirito religioso solo all’interno della coscienza individuale, anziché permettere che si espanda fuori, a pieni polmoni, mettendosi al servizio del bene comune. Con i suoi duemila anni di storia, la Chiesa cattolica, affermando la centralità della persona, ha qualcosa di irrinunciabile da dire e da insegnare, ancora oggi. Questo Sinodo è quindi una grande occasione per sperimentare un potere che viene soltanto dall’Alto e che punta a riformare sapientemente una comunità guidata non dalle logiche o dalle strategie dei sapienti bensì dallo Spirito Santo, realmente presente e operante. Perché il Vangelo possa affermare la propria attualità, ha bisogno di una Chiesa “semper reformanda” e quindi contemporanea alla storia. L’unica strada percorribile per la ricostruzione di un’autentica rinascita morale è far sì che la comunità ecclesiale curi le ferite e sia vicina alle persone del nostro tempo, in particolare agli “ultimi”, in modo che si complementino responsabilità e solidarietà, giustizia e rispetto della dignità umana.

*Associazione comunità Papa Giovanni XXIII


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