E si sta rannuvolando il Natale, accidenti. E c’è chi si rabbuia, non pochi direi, non che i miei contatti o i conoscenti incrociati per strada costituiscano campione statistico, ma insomma è palpabile che l’atmosfera si stia facendo un po’ meno festosa. Se avete la pazienza di dedicarmi tre minuti vi spiego perché non mi pare il caso di lamentarsi, e vi fornisco qualche dritta per evitare di fasciare il latte prima di aver versato la testa, cosa la più inutile, ognuno mi darà ragione. D’accordo, non sarà il Natale che avremmo desiderato, il virus alle corde se non defunto, e quanto a una festa bella accalcata a Capodanno l’idea va accantonata fin d’ora, sarà per il ‘23. Però, ricordiamoci come eravamo messi l’anno scorso, di questi tempi. L’anno scorso eravamo sottoposti a una furibonda, incessante tempesta di Dpcm con ribaltamenti continui delle decisioni assunte. L’anno scorso nascevano colori come funghi: arancione rafforzato, rosso carico da paura, giallo traballante. L’anno scorso i cinema erano sbarrati, i teatri pure. L’anno scorso c’era il take away obbligato, altro che tavolo al ristorante. C’era il coprifuoco l’anno scorso, sotto gli addobbi luminosi giusto quattro gatto a spasso, quattro Cenerentole, gli occhi fissi all’orologio. Quest’anno tiri tardi quanto vuoi, è tornata la pista di pattinaggio e l’altra sera quasi ero tentato di concedermi un giro volteggiando aggraziato come un Dumbo ubriaco, rischiando caduta rovinosa, frattura di tibia e perone, mi sono trattenuto. Ed è tornato l’Uomo Ragno, e c’è pure Diabolik e aspettiamo Spielberg, e nulla vieta di godersi un concerto, mascherati e vabbè, alla maschera abbiamo fatto l’abitudine, non è manco più fastidiosa. E quando, ormai è inevitabile, la zona bianca si ingiallirà, non sarà poi questo gran cambiamento. L’anno scorso, soprattutto, ognuno di noi era privo di difese contro il virus, quest’anno la barriera c’è, non impenetrabile, comunque efficace. Non sarà il Natale che avremmo desiderato ma non ha molto in comune con il Natale 2020. Sento montare l’obiezione: e i nuvoloni Omicron? Li vedo, ovvio che li vedo.
*Opinionista e critico cinematografico