Non è come l’anno scorso ma Natale è sempre festa

Non è come l’anno scorso ma Natale è sempre festa

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 17 Dicembre 2021, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 16:29

E si sta rannuvolando il Natale, accidenti. E c’è chi si rabbuia, non pochi direi, non che i miei contatti o i conoscenti incrociati per strada costituiscano campione statistico, ma insomma è palpabile che l’atmosfera si stia facendo un po’ meno festosa. Se avete la pazienza di dedicarmi tre minuti vi spiego perché non mi pare il caso di lamentarsi, e vi fornisco qualche dritta per evitare di fasciare il latte prima di aver versato la testa, cosa la più inutile, ognuno mi darà ragione. D’accordo, non sarà il Natale che avremmo desiderato, il virus alle corde se non defunto, e quanto a una festa bella accalcata a Capodanno l’idea va accantonata fin d’ora, sarà per il ‘23. Però, ricordiamoci come eravamo messi l’anno scorso, di questi tempi. L’anno scorso eravamo sottoposti a una furibonda, incessante tempesta di Dpcm con ribaltamenti continui delle decisioni assunte. L’anno scorso nascevano colori come funghi: arancione rafforzato, rosso carico da paura, giallo traballante. L’anno scorso i cinema erano sbarrati, i teatri pure. L’anno scorso c’era il take away obbligato, altro che tavolo al ristorante. C’era il coprifuoco l’anno scorso, sotto gli addobbi luminosi giusto quattro gatto a spasso, quattro Cenerentole, gli occhi fissi all’orologio. Quest’anno tiri tardi quanto vuoi, è tornata la pista di pattinaggio e l’altra sera quasi ero tentato di concedermi un giro volteggiando aggraziato come un Dumbo ubriaco, rischiando caduta rovinosa, frattura di tibia e perone, mi sono trattenuto. Ed è tornato l’Uomo Ragno, e c’è pure Diabolik e aspettiamo Spielberg, e nulla vieta di godersi un concerto, mascherati e vabbè, alla maschera abbiamo fatto l’abitudine, non è manco più fastidiosa. E quando, ormai è inevitabile, la zona bianca si ingiallirà, non sarà poi questo gran cambiamento. L’anno scorso, soprattutto, ognuno di noi era privo di difese contro il virus, quest’anno la barriera c’è, non impenetrabile, comunque efficace. Non sarà il Natale che avremmo desiderato ma non ha molto in comune con il Natale 2020. Sento montare l’obiezione: e i nuvoloni Omicron? Li vedo, ovvio che li vedo.

E non me ne curo. Tenacemente. E invito a fare altrettanto. Omicron è, in prima battuta, un problema di virologi, epidemiologi e compagnia medica e, in seconda battuta, dei politici. Se ne (pre)occupino loro. Chi non appartiene alle categorie suddette, eviti di entrare in paranoia. A ciascuno il proprio ruolo in società. Fatto il vaccino (terza dose a fine anno e spunto i giorni), osservate quelle poche regole di prudenza (d’altronde non è piacevole ricevere alitate a dieci centimetri dal volto da parte di perfetti estranei che, la sfiga ci vede benissimo, hanno appena consumato una cena a tema: aglio), fatto questo siamo a posto. Come schivare la paranoia e garantirsi un buon Natale? Ecco le mie dritte, la mia strategia in tre sole mosse. Provatela, funziona. 1) Troncare sul nascere, con educazione ma fermezza assoluta, qualsiasi conversazione con un meccanico virologo, un ingegnere virologo, una torma di avvocati virologi, i perdigiorno dediti, a tempo perso, alla virologia e, per farla breve, con tutti quelli che la laurea in Medicina l’hanno ottenuta all’Università della Vita, la specializzazione in Epidemiologia su Facebook. Si parlino (addosso) fra loro, se ci tengono: le loro tesi non hanno alcun senso, alcun valore, alcun motivo di interesse. 2) I giornali sono pieni di notizie d’ogni sorta. Perché fissarsi solo sulle ultime dal Covid? La vita ha ripreso il suo corso, non è più bloccata come nella primavera 2020, succedono un sacco di cose importanti vicino a noi e lontano. Le Covid news leggetele bene, quantomeno. Uno studio preliminare, induca all’ottimismo o al pessimismo, è uno studio preliminare, punto. Su Omicron si saprà quanto c’è da sapere a gennaio. Le notizie certe, ormai da settimane sempre quelle sono: i contagi aumentano, i ricoveri e i decessi anche (ma molto meno dell’anno scorso) e le vaccinazioni marciano (forte). Prudenza, e tirare avanti. Senza sfasciare la testa al latte. Rilassiamoci e divertiamoci: sul ghiaccio, con Diabolik. 3) Pensando a chi sta peggio, a chi non può. Il povero Renatino, lui tutte le feste sgobba duro (tiè).

*Opinionista e critico cinematografico

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