Aumento stipendi, ecco chi resta escluso dal taglio del cuneo fiscale (e la soglia di reddito massima)

Operativamente viene riproposto lo stesso meccanismo attualmente già previsto, cioè l’abbattimento della ritenuta contributiva a carico dei dipendenti

Cuneo fiscale, ecco chi resta escluso dal taglio (e non avrà aumenti di stipendio)
Cuneo fiscale, ecco chi resta escluso dal taglio (e non avrà aumenti di stipendio)
di Marta Giusti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 15 Maggio 2023, 15:38

Gli effetti del Decreto Lavoro cominciano a vedersi. Nuova «sforbiciata» al cuneo fiscale: taglio di quattro punti che consente di raggungere, per i redditi più bassi, il 7 per cento. Da luglio 2023, si applicherà la riduzione alle buste paga con retribuzione fino a 2.692 euro: sarà pari e sarà pari al 6%; per quelle che non superano 1.923 euro raggiungerà invece il 7 per cento. Operativamente viene riproposto lo stesso meccanismo attualmente già previsto, cioè l’abbattimento della ritenuta contributiva a carico dei dipendenti. Ecco chi resterà escluso dagli aumenti di stipendio.

Taglio del cuneo, gli esclusi

Il taglio del cuneo non sarà per tutti. Resteranno infatti esclusi dagli effetti del Decreto Lavoro i lavoratori autonomi, cococo e occasionali, i lavoratori domestici (colf e badanti), e i lavoratori dipendenti (pubblici e privati) con redditi che superano la soglia dei 35mila euro l’anno.

Colf e badanti, gli sgravi fiscali

Colf e badanti, nel nuovo decreto Lavoro raddoppiano gli sgravi per i datori di lavoro domestico. Oggi i contributi previdenziali e assistenziali versati per colf e badanti, per la parte a carico del datore di lavoro, sono deducibili dal reddito complessivo ai fini Irpef del contribuente nel limite massimo di circa 1.500 euro. Nella bozza del decreto, articolo 39, si legge che l’asticella verrà portata a quota tremila euro e che la disposizione verrà applicata a partire dal periodo di imposta 2023. Quest’anno, sulla spinta dell’inflazione, i salari minimi degli assistenti domestici (babysitter comprese) hanno fatto un balzo del 9,2 per cento. Risultato? Sei famiglie su dieci non possono più permettersi di pagare lo stipendio di una badante. I rincari hanno messo all’angolo soprattutto gli anziani e i nuclei che più hanno bisogno dell’assistenza domestica. L’esborso aggiuntivo per le famiglie oscilla tra cento euro e 150 euro al mese, arrivando a sfiorare così i duemila euro l’anno. Ed è per questo che adesso il governo punta ad ampliare la deduzione fiscale delle spese. Non solo. In questo modo l’esecutivo conta anche di contrastare il fenomeno del lavoro nero. Nel settore il tasso di irregolarità raggiunge il 52,3% per gli occupati, il 52,4% per le unità di lavoro.

Retribuzione fino a 25 mila euro

Abbiamo provato a capire gli effetti sulle buste paga , avvalendoci delle simulazioni elaborate dalla Fondazione studi Consulenti del lavoro. Da esse emerge che la riduzione dei contributi può arrivare a poco meno di 108 euro mensili per le retribuzioni di 2.692 euro, cioè quelle fino alla soglia massima che consente di beneficiare dell’agevolazione.

Ovviamente, il risparmio sarà proporzionato a scalare in base agli importi della busta paga.

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Busta paga fino a 1.500 euro mensili

Con una retribuzione di 1.500 euro, invece, il risparmio in busta paga è di 60 euro mensili, che salgono a 75 euro rispetto al 2022, considerando anche l’intervento già previsto con la legge di Bilancio 2023 (qui, le tabelle con i calcoli). A tali lavoratori, infatti, il governo aveva già innalzato di 1 punto percentuale alla misura prevista nel 2022. Se la busta paga è di 1.000 euro, la riduzione che emerge con l’intervento del decreto Calderone è di 40 euro mensili, 50 euro facendo sempre un confronto rispetto al 2022.

Retribuzione fino a 25 mila euro

Le buste paga che invece arrivano fino a un massimo di 1.923 euro fruiscono della riduzione massima, cioè quella pari al 7% (guarda le simulazioni). In tal caso la riduzione è di poco meno di 80 euro; se si fa una comparazione con le retribuzioni del 2022, la riduzione per i redditi fino a 1.923 è di circa 96 euro. «Si tratta di un intervento molto rilevante se si considera che l’aliquota contributiva normalmente applicabile è tra il 9 ed il 10 per cento della retribuzione - commenta Giuseppe Buscema, esperto della Fondazione studi - . Quindi, con questo intervento del decreto Calderone le aliquote applicabili in busta paga saranno di poco più del 2 per cento per le retribuzioni fino a 1.923 e di circa il 3 per cento per quelle fino a 2.692 euro».

Gli aumenti netti

di Luca Cifoni

Con 10 mila euro annuali, ovvero 769 lordi al mese, l'aumento lordo sarà di 31 euro lordi corrispondenti a 24 netti. Che diventano 41 se si conta anche l'impatto della legge di Bilancio. Con 25 mila su base annua, che diventano 1.923 mensili, si ha un guadagno di 77 euro lordi  e 51 netti che salgono a 89 includendo il beneficio già in vigore. A quota 35 mila euro l'anno (2.692 al mese), che è il livello più alto toccato dall'operazione taglio del cuneo fiscale, il dipendente avrebbe 108 euro lordi ma ne porta a casa ogni mese (sempre da luglio a dicembre) 61 netti. Sommando l'effetto delle norme già in vigore, il vantaggio netto mensile è di 91 euro.

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