Piccoli investitori, il tiro alla fune tra titoli di Stato e conti deposito

Come scegliere dove investire: dalle obbligazioni pubbliche a cedole semestrali che arrivano al 4% come il Btp Valore (di cui si attende la seconda emissione) alle offerte vincolate da parte delle banche.

Piccoli investitori, il tiro alla fune tra titoli di Stato e conti deposito
di Francesco Bisozzi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 5 Luglio 2023, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 07:53

Conviene investire in Bot o depositare tutto su un conto deposito? Questa è la domanda che si pone oggi un piccolo investitore.

Stato e banche stanno facendo a gara per accaparrarsi una fetta del risparmio degli italiani, proponendo rendimenti garantiti e guadagni in tempi rapidi. Prendete il Btp Valore, la nuova famiglia di titoli di Stato dedicata esclusivamente alle famiglie. Collocato per la prima volta all’inizio di giugno, il Btp Valore è caratterizzato da cedole nominali semestrali con tassi garantiti al 3,25% per i primi due anni, che salgono al 4% dal terzo al quarto anno. Il collocamento della prima emissione del Btp Valore, andata in onda tra il 5 e il 9 giugno, si è tradotto in un importo complessivo raccolto pari a 18.191,090 milioni di euro. Un record. È il risultato più elevato di sempre in termini di valore sottoscritto, ma anche per numero di contratti registrati, 654.675, in un singolo collocamento di titolo di Stato per risparmiatori retail. I conti deposito che invece propongono investimenti vincolati della durata di tre anni oggi offrono tassi che rasentano il 5%. Per un anno l’asticella scende attorno al 4%. E si posiziona leggermente più sotto, attorno al 3%, se parliamo di conti deposito non vincolati. Il conto deposito è un prodotto di facile accesso per il cliente, disponibile anche online. Il Btp, tuttavia, è più liquido e flessibile rispetto a un conto deposito vincolato, dato che non va per forza tenuto fino a scadenza. Insomma, sono diversi i fattori da tenere in considerazione prima di rispondere alla domanda di partenza, ovvero se conviene puntare sui titoli di Stato o se è meglio optare per un bel “salvadanaio”.

IL RENDIMENTO

  Per quanto riguarda il Btp Valore, il Tesoro è proiettato a un’emissione bis dopo il successo ottenuto il mese scorso. Chi ha sottoscritto a giugno mille euro di Btp Valore incasserà per due anni quattro cedole semestrali da circa 16 euro ognuna, che diventeranno 20 euro a partire dal terzo anno.

Previsto poi un premio fedeltà dello 0,5% (5 euro per un investimento di mille euro) per coloro che terranno il titolo fino alla scadenza. Insomma, calcolatrice alla mano fanno 150 euro lordi. Poi ci sono le tasse al 12,5%, che sono particolarmente convenienti considerato che su dividendi e azioni si versa il 26%. Il guadagno netto su mille euro investiti scende così a 130 euro circa. Consultando invece i siti specializzati sui rendimenti dei conti deposito, si scopre che con un investimento vincolato per tre anni di mille euro si ottiene nella migliore delle ipotesi un guadagno netto pari a 99 euro circa, in virtù di un tasso lordo del 4,75%. Per 60 mesi, 5 anni, il guadagno netto arriva al massimo a 165 euro, stando alle offerte in circolazione attualmente. Infine, per una durata di un anno si guadagnano circa 30 euro per mille euro depositati, e più di 300 se la somma investita è pari a 10mila euro. Altra alternativa, i buoni postali. I buoni fruttiferi e il risparmio postale sono da sempre prodotti molto apprezzati dagli investitori domestici. I numeri parlano chiaro: 27 milioni di risparmiatori possiedono almeno un buono o un libretto, per 330 miliardi di stock complessivi. Sottoscrivere un libretto o un buono non costa nulla, così come gestirlo o chiuderlo. Ed è possibile tornare in possesso del capitale in qualsiasi momento. Inoltre, al pari dei titoli di Stato i buoni hanno una tassazione agevolata al 12,5%. L’offerta Supersmart Premium 300 giorni di Poste Italiane, che è rimasta attivabile dal 23 maggio al 5 luglio 2023, ha proposto un tasso del 3% annuo lordo sulle somme accantonate se portate a scadenza.  Oggi la parola d’ordine è: protezione del capitale. La ricchezza finanziaria degli italiani, ovvero il risparmio, negli ultimi quindici mesi è stata erosa da inflazione e bollette. A lanciare l’allarme è stata la Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani. Dal dicembre del 2021 a marzo di quest’anno, ha calcolato l’associazione, il risparmio degli italiani è calato di 61 miliardi di euro. Il saldo complessivo di depositi e conti a dicembre di due anni fa era di 2.076,8 miliardi di euro, poi è sceso a 2.065,5 miliardi alla fine del 2022 e ha continuato a diminuire fino ad arrivare a quota 2.015 miliardi alla fine del primo trimestre del 2023. Sui depositi vincolati a medio-lungo termine del popolo dei risparmiatori giacevano a dicembre 153 miliardi di euro, in discesa di 2,4 miliardi (-1,6%) rispetto a un anno prima. Una contrazione quasi raddoppiata (-2,6%, a 4,1 miliardi) tra gennaio e marzo di quest’anno. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA