Delle 36mila stazioni appaltanti esistenti in Italia (con oltre 100mila centri di spesa) ne resteranno più o meno la metà.
Sarà uno degli effetti della riforma predisposta da Anac e diventata operativa con il nuovo Codice degli Appalti. Le stazioni appaltanti attrezzate in base alle capacità, all’esperienza, alla presenza di professionalità nella Pubblica amministrazione, all’utilizzo delle tecnologie digitali, potranno continuare a indire gare d’appalto. Le altre dovranno avvalersi di centrali di committenza unica più più strutturate. È uno dei risultati che Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, presenta oggi 8 giugno presso la Camera dei Deputati nel corso della sua Relazione annuale sull’attività svolta. «Per far funzionare una macchina complessa come quella degli appalti e dell’acquisto di servizi e forniture, occorre che il compratore pubblico sia qualificato. Per comprare bene, servono competenze», spiega il presidente Giuseppe Busìa, anticipando alcuni dei temi del suo intervento. «Gare complesse non possono essere fatte da piccole stazioni appaltanti senza qualificazione. Altrimenti finiamo per buttar via i soldi. Come si fa, allora? Vengono fissate soglie e fasce di gare, individuate non solo per quantità ma anche per complessità dell’appalto. Poi misureremo le stazioni appaltanti sulla base dell’esperienza».
DALLA CIVIT A CANTONE
Autorità amministrativa indipendente, istituita dalla Legge Severino 190 del 2012, si occupa di prevenzione della corruzione, trasparenza nella pubblica amministrazione, vigilanza sugli appalti e sulla corretta gestione dei contratti pubblici. «In sostanza, si propone come l’Autorità della Buona Amministrazione» aggiungono all’Anac. La storia dell’Anac quindi ha poco più di dieci anni ed è coincisa con il protagonismo del suo primo presidente, Raffaele Cantone.
BASTA DUPLICAZIONI
Già oggi la banca dati Anac collega i dodici enti certificanti il possesso dei requisiti necessari per ogni appalto (Agenzia entrate-regolarità fiscale, Inps, Inail, Casse edili-regolarità contributiva, ministero della Giustizia-casellario giudiziario, ministero dell’Interno-certificazioni antimafia, eccetera), creando un unico strumento: il fascicolo virtuale dell’operatore economico che certifica i documenti rapidamente e senza inutili duplicazioni. Dunque, una nuova mission per rendere più facile espletare quella principale.
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