Renzi: governo entro venerdì
Sì di Alfano: però stessa coalizione

Matteo Renzi
Matteo Renzi
di Mario Stanganelli
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Mercoledì 19 Febbraio 2014, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 16:01
ROMA - Prima giornata di consultazioni di Matteo Renzi. Dodici gli incontri avuti dal presidente incaricato con partiti, partitini e gruppi parlamentari, aspettando che si tenesse quello più atteso, quello con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. E proprio dal segretario del Ncd sono venute le maggiori novità, che non dovrebbero comunque compromettere la road map di Renzi di avere il suo governo entro venerdì e, probabilmente, anche ”giurato“ al Quirinale entro il week end. In modo da andare a inizio settimana al voto di fiducia prima del Senato e poi della Camera.



Dopo 70 minuti di colloquio, Alfano, rivendicate le principali condizioni del suo partito - delimitazione a sinistra della maggioranza, nessuna patrimoniale, un garantista alla Giustizia - ha riferito ai giornalisti di aver «chiesto e ottenuto che, concluse le consultazioni, quando saranno chiare le forze, queste forze si riuniscano oggi pomeriggio per vedere se c’è compatibilità tra i programmi. Se c’è, si può immaginare di fare un governo». Ribadito che il suo partito starà al governo solo «se la voce del Ncd sarà alta, chiara, forte e riconoscibile dentro il programma», Alfano ha indicato in fisco, lavoro e giustizia gli obiettivi del Nuovo centrodestra. «Vogliamo realizzare - ha aggiunto - il governo più riformatore, più rivoluzionario della storia recente, per realizzare i capitoli più importanti della rivoluzione liberale che, in passato, il centrodestra ha promesso e non realizzato».



Al di là della sorpresa di questa inedita ”coda“ di consultazioni riservate alla maggioranza, la giornata ha visto altri colpi di scena, se si prende per tale l’apertura che è parsa trasparire dalle parole dei rappresentanti di Gal (Grandi autonomie) all’uscita dallo studio di Renzi alla Camera. I quali hanno ammesso l’esistenza di «una certa dialettica» all’interno di un gruppo che conta 10 senatori a palazzo Madama, dove appunto i numeri del nascente governo sono più risicati. Gal, comunque, farà la sua scelta una volta sentite le dichiarazioni del neopremier in Parlamento.



Il no di Vendola L’altra novità della giornata è la decisione emersa in serata del Movimento 5 Stelle di partecipare alle consultazioni. Una sorpresa perché finora nell’aria si fiutava un nuovo ”gran rifiuto” dopo il niet opposto dai grillini anche alla chiamata per le consultazioni al Quirinale la settimana scorsa.



Scontata invece l’opposizione di Sel annunciata da Nichi Vendola dopo il colloquio con Renzi: «Siamo indisponibili - ha detto il governatore della Puglia - a un governo con la stessa forma di coalizione dei due precedenti o a contribuire alla nascita di un esecutivo fondato sul compromesso tra parti di centro, sinistra e destra. Per noi - ha aggiunto - le larghe intese, complete o miniaturizzate, sono una parte del problema del Paese, non una risposta».



Secchissimo il no della Lega al tentativo di Renzi, nonostante quelle che erano sembrate nei giorni scorsi delle timide aperture del Carroccio. «Noi - ha detto il segretario Matteo Salvini - siamo e restiamo dall’altra parte della barricata. Mai abbiamo pensato di dare il voto a un governo che esce dal Palazzo e meno che mai a un governo di sinistra».



Fuori programma, rispetto al calendario delle consultazioni, nello studio del presidente incaricato è entrato ieri pomeriggio Gianni Cuperlo: una mezz’ora di colloquio durante la quale il leader della minoranza del Pd ha chiesto a Renzi di conoscere dettagli del programma di governo, ricevendo assicurazione che questo sarà al centro della direzione dem di domani, quando la minoranza presenterà il proprio contributo programmatico.



Un sì senza esitazioni è venuto al premier incaricato dai partiti minori della maggioranza uscente. Mentre con un sostanziale ”no comment“ si è espresso il massimo arbitro di questa crisi. Interpellato, infatti, dai giornalisti all’uscita da una cerimonia, Giorgio Napolitano, ha rinunciato a dire la sua: «Ho troppe cose per la testa. Grazie...».