Fini: chi spara sulle istituzioni danneggia
l'Italia. Berlusconi tenta finiani moderati

Fini, Berlusconi e Bossi
Fini, Berlusconi e Bossi
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Mercoledì 18 Agosto 2010, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 01:00
ROMA (18 agosto) - Il ministro delle Riforme e leader della Lega Umberto Bossi convinto che Napolitano non trover una maggioranza alternativa. Alla fine - afferma - chiamer me e Berlusconi e dir: ho trovato
questa soluzione e io gli dirò di no, non c'è nessuno così pirla da fare un governo senza i voti». Secondo Bossi «Fini e la sinistra hanno una paura boia del voto». In serata il Senatùr ha aggiunto che «Fini dovrebbe dimettersi. Io fossi stato in lui mi sarei dimesso, se vieni eletto e la maggioranza che ti ha eletto non ti vuole più, che fai? Ti dimetti». Bossi ha ribadito di non temere le elezioni, «temo di più tre anni di paralisi. Non decido io la data delle elezioni: sono solo uno di quelli che andrà dal presidente della Repubblica e gli dirà che, piuttosto che vivacchiare, è meglio andare alle urne. E comunque i voti della Lega non sono a disposizione per un governo tecnico».



Chiunque alimenti conflitti, sparando contro le istituzioni, non fa che danneggiare il Paese e gli italiani. Sarebbe questo il ragionamento fatto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, al sottosegretario Gianni Letta nel breve colloquio al Gemelli dopo la visita alla camera ardente di Cossiga. Un riferimento ad alcune esternazioni di esponenti Pdl nei confronti del capo dello Stato, ma anche alla richiesta di dimissioni avanzata dal partito di Silvio Berlusconi nei confronti dello stesso Fini.



Intanto Silvio Berlusconi lancia un appello ai finiani moderati. Il premier confida nel fatto che i finiani moderati non tradiranno l'Esecutivo e i loro elettori. La lealtà dimostrata nei confronti di Fini - è stato il ragionamento fatto a diversi interlocutori fra ieri e oggi - è persino comprensibile. Ma coerenza vuole che dimostrino la stessa fedeltà a chi li ha votati, portandoli in Parlamento e al governo e, conseguentemente, che continuino a sostenere lealmente l'Esecutivo in carica. Il Cavaliere non ha accennato alla possibilità di ricucire con l'ex leader di An o con quei parlamentari (Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata o Luca Barbareschi) che considera falchi. Le speranze di colmare le distanze con il presidente della Camera, sottolinea un dirigente del Pdl che dice di aver parlato con il premier, sono praticamente nulle.



L'obiettivo è dialogare con coloro che Berlusconi considera finiani moderati; ovvero quelli che non vogliono veder naufragare l'attuale maggioranza, che a detta del Cavaliere sono parecchi. Da qui il ragionamento sulla possibilità di recuperare diversi di loro. E per farlo ha spiegato di non voler condannare quelli che hanno scelto di restare fedeli al proprio leader storico. Anzi è arrivato persino a dire di comprenderne la lealtà (pur criticando la formazione di un gruppo separato dal Pdl). Il Cavaliere si aspetta che la medesima lealtà sia dimostrata verso gli elettori. Ragionamenti riferiti dai fedelissimi e dunque non pubblici, ma che suonano come un appello a chi vuole evitare una rottura che avrebbe come unica conseguenza il ritorno alle urne. Invito che il premier avrebbe consegnato a dirigenti e esponenti di peso del Pdl. Con l'obiettivo, per ciascuno di loro, di riportare almeno un finiano moderato all'ovile.



«I finiani sono tutti moderati ma non smemorati: vi è stata una espulsione politica senza contraddittorio del Presidente Fini dal Pdl. Se Berlusconi vuol far prevalere la moderazione bisogna ripartire dal giorno prima dell'Ufficio di Presidenza e recuperare quella compatibilità che lui stesso ha messo in discussione - scrivono in una nota i deputati Italo Bocchino e Pasquale Viespoli - È indubbio che i Gruppi parlamentari di Futuro e Libertà confermano la loro lealtà al Governo e sosterranno l'Esecutivo con l'approvazione di tutti i provvedimenti contenuti nel programma elettorale fino all'ultimo giorno di Legislatura».



Moffa: da parte nostra nessun tradimento. «Il problema del tradimento dei finiani non si pone: da parte nostra non vi è alcuna intenzione di tradire il mandato degli elettori. Anzi, vogliamo rilanciare l'azione riformatrice del governo e portare la legislatura fino al suo termine naturale. Questo, naturalmente, deve avvenire senza pregiudizi nei nostri confronti - dice Silvano Moffa - Occorre uscire da queste esemplificazioni (falchi e colombe, ndr) che non aiutano di certo un confronto costruttivo. Ci sono, sì, sensibilità diverse, ma noi vogliamo confermare il nostro impegno nei confronti dell'elettorato, e nessuno tra noi vuole rompere il patto che ha portato il centrodestra a vincere. Nè vogliamo le elezioni anticipate, che sarebbero un azzardo per il Paese. Occorre, invece, rilanciare l'azione di governo, ma senza anatemi nei confronti di chi, come noi, non vuole affatto tradire il mandato degli elettori».



Cicchitto, polemizzando con esponenti del Pd che definiscono "eversivi" gli esponenti della maggioranza, ribadisce che il popolo è l'unico sovrano. Il ministro Altero Matteoli sostiene invece che chiedere il voto anticipato è un diritto.



Venerdì vertice del Pdl a Palazzo Grazioli: oltre a Berlusconi, per parlare del partito, ci saranno i coordinatori e i capigruppo parlamentari. Il vertice con lo stato maggiore del Pdl si dovrebbe tenere a palazzo Grazioli. Il piatto forte sarà il nodo Gianfranco Fini e i punti programmatici su cui verificare la tenuta della coalizione. La speranza non è quella di trovare un'intesa con l'ex leader di An - che, raccontano i fedelissimi, neanche cerca più, convinto com'è che a settembre sarà Fini a staccarsi fondando un partito - ma strappargli parlamentari.



Berlusconi continua a dire che tutto è pronto, ma alla stesura definitiva dei 4-5 punti manca più di un passaggio. I temi sono noti: fisco, federalismo, giustizia, mezzogiorno e immigrazione. Questi sono i capitoli per costringere i finiani all'allineamento e scongiurare una crisi di governo con tutto ciò che ne segue.



Le colombe del Pdl insistono nell'ammorbidire i punti più delicati: giustizia e sicurezza-immigrazione su tutti. Il problema è che sulla giustizia Berlusconi vuole uno scudo che gli consenta di respingere l'assalto di quelli che definisce «pm politicizzati» se la Consulta dovesse bocciare il legittimo impedimento. E convincere i finiani non sarà facile. Ecco perché fra i ministri e i dirigenti più vicini a Berlusconi prevale il pessimismo: e qualcuno arriva a sperare che si voti il prima possibile, magari in novembre.



Insomma, le urne restano un'ipotesi concreta. Anche per questo, sabato, è previsto un vertice proprio sull'organizzazione del partito ed in particolare sui responsabili del voto che dovrebbero presidiare le 60mila sezioni elettorali. Nonostante ai sostenitori abbia detto che il governo «se la caverà» il premier si prepara al peggio.
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