Addio a Emanuele Pacifici, memoria
storica dell'ebraismo

Emanuele Pacifici
Emanuele Pacifici
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Lunedì 14 Aprile 2014, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 11:22
ROMA - Si spento questa mattina all'alba Emanuele Pacifici, figlio del Rabbino Riccardo Pacifici e di Wanda Abenaim e padre di Riccardo Pacifici, presidente Si è spento questa mattina all'alba Emanuele Pacifici, figlio del Rabbino Riccardo Pacifici e di Wanda Abenaim e padre di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma. È stato un'importante figura dell'ebraismo italiano. Oggi alle 14 si terranno i funerali religiosi all'interno del cimitero ebraico di Prima Porta. Ne dà notizia il portavoce della Comunità Ebraica di Roma, Fabio Perugia: «Oggi suo figlio Riccardo, il Consiglio della Comunità Ebraica di Roma e tutto l'ebraismo lo ricordano commossi».



La Shoah. Nato il 15 giugno del 1931, Emanuele Pacifici scampò alla Shoah nascondendosi dai soldati nazisti, ospitato nel collegio delle suore di Santa Marta a Settignano, a Firenze, quando era ancora un adolescente. Il padre fu catturato a Genova mentre era alla guida della sua Comunità. La madre fu invece catturata nel convento delle suore di Santa Maria Gesù in piazza del Carmine a Firenze. Entrambi i genitori furono trucidati nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Finita la guerra, ritrovato da un soldato della Brigata Ebraica all'interno del convento, Emanuele Pacifici tentò di fare l'Alyah (la «salita» verso Israele). Ma una terribile malattia gli impedì di partire. Restò in Italia divenendo uno dei più importanti custodi della memoria ebraica italiana dell'ultimo secolo.



La memoria. Emanuele Pacifici ha dedicato tutta la sua vita alla registrazione degli eventi che hanno coinvolto l'ebraismo lungo decenni. Grazie al suo lavoro di raccolta ha ricostruito la storia delle Comunità ebraiche italiane, in particolar modo di quelle scomparse, e ha conservato la più ampia documentazione sul rabbinato di Rav Elio Toaff. Custode geloso del suo archivio e della sua biblioteca ha dato la possibilità a tutti - dagli alunni ai professori, dai Rabbini agli uomini di Chiesa - di poter studiare gli avvenimenti che hanno coinvolto l'ebraismo in Italia.



L'attentato. Il 9 ottobre del 1982 Emanuele Pacifici fu coinvolto nel tragico attentato al Tempio Maggiore di Roma dove morì il piccolo Stefano Gaj Tachè. L'esplosione lo ferì lasciandolo in fin di vita. Venne salvato dai medici dell'ospedale del Fatebefratelli dopo aver lottato per mesi contro la morte. Neppure quell'episodio fermò la sua missione. Emanuele Pacifici continuò per tutta la vita a studiare e a registrare la storia e le tradizioni dell'ebraismo.