Dell'Utri fermato in Libano
Alfano: "Chiederemo l'estradizione"

Dell'Utri fermato in Libano Alfano: "Chiederemo l'estradizione"
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Sabato 12 Aprile 2014, 13:10 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 12:13
ROMA - "Marcello dell'Utri si trova in questo momento negli uffici della polizia libanese". Lo annuncia il ministro dell'Interno Angelino Alfano a margine dell'assemblea di Ncd.



"Dell'Utri - spiega Alfano - è stato rintracciato a Beirut dalla polizia libanese che ora è in contatto con la polizia italiana in ottemperanza con il mandato di cattura internazionale. È ora in corso una procedura che diventerà estradizionale". L'arresto è avvenuto stanotte in un lussuoso albergo di Beirut.



Il guardasigilli

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando firmerà a breve la richiesta di estradizione per Marcello Dell'Utri. Il Guardasigilli sta rientrando a Roma per apporre il suo via libera.



"Nonostante la forte pressione mediatica che talvolta rischia di vanificare il nostro lavoro e quello delle forze di polizia che ci collaborano, ritengo che, in sinergia con la Dia e l'Interpol, con l'arresto di Dell'Utri abbiamo ottenuto un ottimo successo operativo". Così, il sostituto procuratore generale di Palermo, Luigi Patronaggio, commenta l'arresto dell'ex senatore Marcello Dell'Utri avvenuto in Libano. Era stato Patronaggio a chiedere più volte alla Corte d'Appello di Palermo il divieto di espatrio prima e l'arresto dopo, ma soltanto il 7 aprile i giudici hanno accolto la richiesta di arresto per Dell'Utri. "Attendiamo adesso con serenità l'esito del processo in Cassazione" aggiunge Patronaggio.




L'avvocato

"L'ho appena appreso dalla televisione, ma non ho ancora avuto alcuna conferma. Se lo hanno fermato davvero, vedremo se verranno avviate le richieste di estradizione dal Libano". Lo ha detto all'Adnkronos l'avvocato Giuseppe Di Peri, uno dei legali di Marcello Dell'Utri commentando la notizia del fermo dell'ex senatore.




La “fuga”

L’ex senatore aveva giocato d’anticipo scegliendo di attendere fuori dall’Italia il verdetto della Cassazione, previsto per martedì prossimo, quando gli Ermellini per la seconda volta decideranno sulla condanna a 7 anni, per concorso esterno in associazione mafiosa, inflitta al politico.



Dell’Utri ha reagito definendo «aberrante» il provvedimento e annunciando che non si sottrarrà "al risultato processuale". Tuttavia precisa di versare in "condizioni di salute precarie", per i postumi di un intervento di angioplastica e che sono in corso "ulteriori esami e controlli". La dichiarazione rinnova infine "fiducia" nella Cassazione ed auspica che un "processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente».



L’ordine di custodia cautelare che avrebbe dovuto assicurare la presenza di Dell’ Utri in Italia al momento del verdetto, per una eventuale esecuzione immediata della pena, ha avuto una gestazione di 6 mesi. E’ l’8 novembre 2013 quando intercettazioni disposte dal pm di Roma ed eseguite dalla Dia nel ristorante capitolino Assunta Madre, captano le confidenze di Alberto, fratello gemello di Marcello, al gestore del locale Vincenzo Mancuso. "Bisogna accelerare i tempi (della latitanza, ndr) - confida Alberto - che Marcello se poi non ce la fa...".

Ed indica come possibili Paesi all’estero utili per sottrarsi al carcere la Guinea Bissau ed il Libano, dove sono già stati attivati canali politici di protezione.



Sequestro del passaporto

L’intercettazione è trasmessa da Roma a Palermo nel febbraio scorso. Venti giorni fa il Pg di Palermo chiede, motivando con un "grave e concreto pericolo di fuga", il sequestro del passaporto ed il divieto di espatrio per Dell’Utri, ma il giudice rigetta osservando di potere disporre solo l’arresto cautelativo. Il Pg riformula la richiesta, accolta l’8 aprile. A quella data Dell’Utri è già all’estero. Quale sia l’ itinerario seguito non è noto, ma è certo (sulla base della testimonianza di un occasionale compagno di viaggio) che il 24 marzo l’ex senatore vola da Parigi, in businnes class, a Beirut. E per altro, anche in occasione del primo verdetto di Cassazione, che rinviò all’Appello per una nuova disamina, Dell’Utri aveva scelto di attendere all’estero, probabilmente a Santo Domingo, dove ha una residenza, la decisione. In base a quella trasferta il Pg chiese l’ arresto cautelare (era marzo 2013) ma il giudice lo rifiutò.



Il precedente

L’asse Palermo-Beirut per imputati ad alto rischio ha uno storico precedente: Graziano Verzotto, senatore Dc, inquisito per fondi neri sulle banche di Sindona si sottrasse all’arresto raggiungendo da Siracusa Beirut su un peschereccio, passò quindi in Francia, ottenne asilo, non scontò un solo giorno di carcere. L’espatrio di Dell’Utri ha suggerito al M5S di chiedere le dimissioni di Alfano "che fa arrestare e trasferire in Kazakistan una donna e una bambina richiedenti asilo, ma lascia fuggire i condannati per mafia", ma Ncd fa quadrato ricordando che non compete al ministro dell’Interno intervenire sulla libertà personale dei cittadini.
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