Scuola vietata al tredicenne con le trecce blu
lui le taglia e si scusa con la preside

Scuola vietata al tredicenne con le trecce blu lui le taglia e si scusa con la preside
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Lunedì 16 Settembre 2019, 16:21 - Ultimo aggiornamento: 16:24
Le treccine blu elettrico, da domani, saranno solo un ricordo. Il ragazzino di 13 anni a cui la preside ha vietato, lo scorso venerdì di entrare a scuola, la Ilaria Alpi-Carlo Levi di Scampia, periferia nord di Napoli, per la sua acconciatura, ha deciso di tagliare le treccine per mettere tutto e tutti a tacere. «È una decisione di mio figlio che dimostra di essere una persona matura», dice Carla la mamma. E sulla maturità del ragazzo la madre e la preside dell'Istituto, Rosalba Rotondo, sono d'accordo. «Dopo le lezioni ha chiesto di incontrarmi - racconta la preside - la mia porta è sempre aperta e mi ha detto di avere intenzione di tagliare le treccine, mi ha chiesto scusa per tutto quello che è successo». Parole, quelle pronunciate dal ragazzino che, per la preside «sono state di sollievo dopo questi giorni turbolenti». «È un ragazzino molto intelligente - evidenzia - a dicembre si esibirà con altri alunni al San Carlo di Napoli. Qui a scuola vogliamo che continui a coltivare la passione per il pianoforte, la musica. Il suo riscatto deve arrivare dalla cultura». 



Il fatto è accaduto venerdi scorso quando il ragazzino di 13 anni si è visto negare l'accesso in classe per l'acconciatura dei capelli. «Abbiamo un dress code che va rispettato - ha affermato la dirigente scolastica Rosalba Rotondo - quei capelli sono un capriccio».
La segnalazione di quanto accaduto è partita dalla nonna del ragazzino che ha raccontato la vicenda al consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli. «A mio nipote - ha lamentato la nonna - è stato impedito di entrare a scuola per i suoi capelli. Di fronte alle rimostranze di mia figlia, le hanno sbattuto la porta in faccia». «Nessuna porta in faccia - assicura la preside - tutti i genitori firmano, ogni anno, un
Patto di corresponsabilità. Ci sono regole che valgono per tutti, alunni e docenti, e i genitori le conoscono».
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